Quando pensi a Monza ti vengono immediatamente in mente la monaca e il Gran Premio.

In realtà, a Monza c’è un Duomo meraviglioso, reso ancora più prezioso dalla riapertura – avvenuta lo scorso ottobre – della cappella Zavattari o, come è infinitamente più nota, della “cappella di Teodolinda“. E’ in fondo, a sinistra dell’abside centrale, ed è curioso come il sarcofago in cui nel 1308 furono traslati i resti della regina Teodolinda quasi vi possa sfuggire: lo sguardo sarà inevitabilmente attratto dalla cinquantina (!) di scene pittoriche con cui l’ambiente è finemente decorato.

Dai preliminari e dalle nozze tra Teodolinda e Autari fino alla morte dello stesso Re; dalla nascita e sviluppo del Duomo all’arrivo (e rientro) dell’imperatore Costante, dagli episodi di vita cortese alle numerosissime scene nuziali, tutto attira lo sguardo e conduce davvero a una lettura delle vicende storiche, rendendo pienamente comprensibile quella volontà di accreditamento dei regnanti a loro contemporanei che gli Zavattari vollero omaggiare.

Ma la visita alla cappella di Teodolinda, organizzabile anche online, propone un’altra emozione che mi ha lasciato senza parole a Pasquetta, quando approfittando della festività e di un tempo ballerino abbiamo avuto la magnifica idea di farci un passaggio. E l’emozione te la regale lei:

Corona-Ferrea

Sei piastre d’oro, gemme rosse (granati), viola (ametiste) e blu (corindone) e, soprattutto, un cerchio di metallo che la tradizione identifica con uno dei chiodi utilizzati per la crocifissione di Gesù: un simbolo di potere, dunque, unitamente ad una importante reliquia, in una di quelle commistioni che hanno segnato la storia e la cultura dell’uomo europeo.

E se ha in minimo di interesse per la Storia, non puoi fare un carpiato internamente quando la guida dispiega le chiavi e fa scorrere sulle sue guide la teca in vetro blindato donata da Umberto I di Savoia: la Corona Ferrea appare, e non puoi fare a meno di immaginarla sul capo di Carlo Magno, Federico Barbarossa, Napoleone.

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