Il periodo più tragico del nostro ultimo cinquantennio almeno un aspetto personalmente positivo lo ha avuto: MoglieRiccia, con il commuovente anelito professionale ed educativo che mi ha fatto innamorare – insieme a tutto il resto – ha abbracciato la didattica a distanza, il che mi ha consentito di godermi per la prima volta la sua (pur virtuale e certamente non paragonabile) presenza in classe. Così, fra una call e l’altra, o mentre cercavo di vergare una mail, dal piano di sotto giungevano echi di terzine dantesche o scenari storici, e io mi interrompevo un attimo e mi beavo.

Deve essere anche per questo che ho letto un sacco di roba storica, ultimamente. Alcuna di livello, altra rivedibile, e il tempo è sempre più tiranno. Per cui dovrò accoppiarli a due a due e proverò a farvi risparmiare qualche topica.

Ad esempio, Ultimo. Il memoriale inedito della guardia del corpo di Hitler (1940-1945), che avevo in wish list da un po’, è stata una cocente delusione. Livello letterario bassino (e ci può stare), ma soprattutto un continuativo sottolineare il “passavo qui per caso e non ho visto nulla di particolare” che, francamente, dopo un po’ supera il fastidioso e approda al ridicolo. Non mi spingo a definirlo revisionista, per carità, ma se ne può serenamente fare a meno.

Di una pasta to-tal-men-te diversa Come mio fratello, racconto autobiografico dello scrittore tedesco Uwe Timm che ha scalato pagina dopo pagina la mia top five dei libri migliori letti in questo primo semestre particolare. Temo non sia semplicissimo da reperire ma vi assicuro che vale ogni stilla di sudore impiegato per recuperarlo: la vicenda di un soldato tedesco nella seconda guerra mondiale e, soprattutto, della sua famiglia che attende notizie dal fronte e del fratello minore, cresciuto nella memoria di uno che aveva combattuto dalla parte sbagliata della Storia. Emozionante, onesto, regala uno sguardo sulla condizione morale tedesca nel secondo dopoguerra con una semplice umanità che tocca il cuore. Bellissimo.

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