La triste realtà è che questo periodo in cui “il tempo e lo spazio si sono fatti elastici” (cit. con lacrimuccia) sto leggendo meno – scomparse quel paio d’ore di mezzi – e scrivendo ancora meno.
Però devo confessare a chi mi ha visto in una videocall particolarmente assonnata qualche settimana fa che avevo alle spalle una dormita faticosissima per tutto merito di Paolo Cognetti.
Ora, io sono notoriamente uomo di mare. Ci sono nato. Ne ho rispetto (in particolare quando è freddo, lo rispetto al punto di sfiorarlo appena con le dita dei piedi). Un paio d’anni fa, nella ricerca di un po’ di refrigerio durante una caldissima estate milanese, MoglieRiccia mi ha convinto (devo dire agevolmente) a passare qualche giorno in montagna. E siccome non volevamo farci mancare niente, abbiamo prenotato anche la Skyway, la funivia che ti porta fino a 3.466 metri di altezza, una roba clamorosa.
Peccato solo che, per motivi inesplicabili che mai sarà possibile approfondire, io abbia sofferto di clamorose vertigini per dieci giorni. Ero già stato in montagna, naturalmente, come in cima a un grattacielo, in aereo, a passeggio sul Rilke fra gli strapiombi, sempre senza alcun problema. In quella settimana, no: solo salire quattro gradini è diventata impresa leggendaria.
Sulla Skyway ci siamo andati comunque (con quel che costa!…), e nella mia mente quell’esperienza certamente meravigliosa che attrae(va) gente letteralmente da tutto il globo è marmorizzata come un incubo nervoso.
E niente, ciò nonostante, volevo dirvi che le Otto montagne di Cognetti mi hanno fatto fare tardi per finirlo (da cui la call assonnata), regalato una storia di amicizia che mi porterò dentro per sempre, e persino fatto venire voglia di tornare in montagna. Perché è un romanzo semplicemente strepitoso.
SCHEDA LIBRO
Autore: Paolo Cognetti
Titolo: Le otto montagne
Editore: Einaudi
Pagine: 199
ISBN: 978-8806226725
Riassumendo
Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo.