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7.5/10
Riassumendo
Nell’ispettorato Ascensori di una grande metropoli, arriva Lila Watson, prima ispettrice donna e di colore. Lila è la più celebre e affidabile esponente della scuola degli «intuizionisti». Invece di ispezionarli con attrezzi e con l’aiuto di manuali, gli intuizionisti «sentono» gli ascensori. Quando un ascensore controllato da Lila precipita, per la scuola avversaria degli «empiristi» si tratta di una ghiotta occasione. Ma Lila, che non ha mai sbagliato un collaudo, è sicura di essere vittima di un sabotaggio. Inizia così ad indagare sull’incidente, fino a scoprire un segreto sconvolgente, capace di rimettere in discussione la sua vita e il futuro dell’intera metropoli.
E insomma l’anno scorso mi ero conservato il ritaglio di non so quale giornale (uno a scelta tra La Lettura del CorSera, Tuttolibri della Stampa o il domenicale del Sole, non si scappa): presentavano Colson Whitehead, definito uno dei nomi più interessanti della letteratura angloamericana di questo secolo. Il nome mi ricordava vagamente qualcosa, e scartabellando ho messo le manine su L’intuizionista, che era rimasto lì per un po’.
(tra l’altro, in realtà lo ricordavo perchè avevamo in libreria Apex nasconde il dolore, altro romanzo di Whitehead che – mannaggia a me che non sto zitto – a questo punto è sfuggito dalle mie grinfie e che MoglieRiccia non mi farà rivedere per un po’).
Comunque, la domanda da porsi prima (e anche dopo) aver letto L’intuizionista è: può un romanzo dedicato al mondo degli ispettori di ascensori rivelarsi una lettura piacevole, solida, persino intrigante? La risposta è positiva. Può.
Ne L’intuizionista, gli ispettori di ascensori si dividono in due correnti, opposte come friulano e triestini, renziani e bersaniani, nikonisti e canonisti: sono gli empiristi (che ispezionano gli ascensori affidandosi alle competenze meccaniche e all’ingegneria) e gli “intuizionisti”, che non si affidano agli strumenti e agli attrezzi ma li “sentono”, secondo un principio quasi animista.
Personalmente, dovendo salire su una sorta di bara chiusa che mi porterà a ottanta metri di altezza attraverso un buco non avrei grossi dubbi su quale ispettore debba assicurarsi della mia incolumità; ciò nonostante, la protagonista del romanzo è una intuizionista e – soprattutto – nel mondo futuro-ma-non-troppo disegnato da Whitehead gli intuizionisti prevengono il dieci per cento in più dei guasti degli ascensori, il che – da un punto di vista letterario – ha una logica perfetta.
Tornando alla domanda lassù in alto, ebbene sì: L’intuizionista è un romanzo che riesce nel piccolo grande miracolo di appassionarti nonostante l’argomento. Merito di una scrittura limpidissima (non sarà il mio unico Whitehead, vedi sopra) e di un trama ricca di intrighi e persino di qualche colpo di scena. Un po’ giallo, un po’ fantascientifico, un po’ romanzo sociale e un po’ manuale della Otis: il miscuglio gradevolmente funziona.