A volte, lo sappiamo tutti, le quarte di copertina ingannano orribilmente: siamo stati tutti vittime, prima o poi, di una sinossi ben costruita, di qualche frase intrigante, di una indicazione che si è rivelata più mendace di una moneta da tre euro. Rileggo quella de “La biblioteca di Luca” (probabilmente le pagine peggiori che ho letto nell’ultimo decennio) e mi colpisco ripetutamente la nuca: comprendo bene che non ci si potesse attendere una indicazione tipo “Ottimo per accendere un falò sulla spiaggia”, ma, insomma – mi ha f r e g a t o.
Di tanto in tanto, però, gli editori ci azzeccano. E partoriscono quarte di copertina felicemente aggrovigliate alla trama del romanzo, piccoli specchi di quel che ci accadrà nel corso della lettura, ricche intuizioni con qualche riferimento letterario (ma ho imparato a diffidare decisamente dalle indicazioni tipo “Il nuovo Montalban” o “L’autore che vi farà dimenticare xyz”= aggiungere un grande vs. piacimento).
In qualche caso, infine, la quarta di copertina fa pensare, una volta terminata la lettura.
Oggi ho ripreso in mano “Incubo a seimila metri“, di Richard Matheson, è mi sono accorto di quanto campeggiava – appunto – nella quarta:
Richard Matheson è uno dei maestri indiscussi del genere – la Repubblica
Ecco, questo mi ha fatto pensare. La tentazione di telefonare alla redazione del quotidiano è stata fortissima: la domanda che avrei voluto porre – una volta raggiunto il redattore giusto – sarebbe stata: “Ma esattamente, a quale genere ti riferivi?”
Ho trovato questa raccolta di racconti di Matheson assolutamente splendida, e proprio per questa caratteristica: in queste godibilissime quasi-300-pagine, Matheson ci accompagna in temi, situazioni, emozioni e sensazioni che virano dal giallo quasi classico al noir più estremo, scatenando delle vere e proprie trappole emotive. Riducendolo all’osso e senza fargli granché onore, Matheson viene spesso descritto come un maestro del “genere horror”. Una definizione che, se non accompagnata da qualche frase esplicativa, rischia di essere immensamente riduttiva. L’orrore in cui ci accompagna Matheson è estremamente variegato, ma è un vero e proprio “orrore dell’anima”: leggi, e ti rendi conto che il tuo respiro si sta modificando, che ti stringi un po’ sotto le coperte, e che ti stai facendo condurre per mano in mezzo a labirinti e vicoli bui, fino al sospiro finale dell’ultima riga. E cominci ad adorare questa sensazione, a ricercarla continuamente, quando ti rendi conto che – chiusa l’ultima pagina – sei come uscito da una apnea tesa e galvanizzante. All’ultimo respiro.
P.S. L’assenza di un testo di Richard Matheson fra i 1001 libri da leggere grida vendetta.
SCHEDA LIBRO
Autore: Richard Matheson
Titolo: Incubo a seimila metri
Editore: Fanucci
Collana: Tif Extra
Anno di pubblicazione: 2008
Pagine: 272
ISBN: 978-8834714331
Prezzo (Amazon.it, 15% sconto): cartaceo copertina flessibile: da € 6,50; eBook: € 8,99
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8/10
Riassunto
Diciassette racconti fra i più famosi del maestro americano del fantastico, tra cui pagine come “Preda”, storia della lotta feroce tra una donna e una malvagia bambola esotica. E poi “Incubo a seimila metri”, fonte di uno degli episodi di “Ai confini della realtà”, una serie di classici della paura e del disagio contemporaneo, come “Il vestito di seta bianca” e “I figli di Noè”, che fanno di Matheson uno dei più radicali narratori della zona d’ombra.