Siamo un popolo strano, qualche volta. Generalmente generoso con chi si trova in difficoltà (nonostante i proclami elettorali), capace di slanci di generosità insospettabili, mediamente attento all’altro. Ma anche, per una serie di concause che non starei ad approfondire, quasi mai in grado di renderci conto che questo (tutto sommato) piccolo lembo di terra e i suoi cittadini sono più apprezzati di quanto siamo capaci di comprendere.

E se l’oggetto di queste favorevoli attenzioni sono i nostri militari, scatta un malinteso senso di pudore, come se essere professionali e letali insieme nelle operazioni belliche fosse una colpa da scontare nel silenzio più assoluto. E allora capita che gli appartenenti alle nostre Forze Speciali raccolgano in giro per il globo riconoscimenti e attestati di professionalità dai più celebrati (filmicamente) reparti stranieri, e che la pubblicistica nazionale ne ignori quasi l’esistenza limitandosi a darne voce solo all’occorrere di tragici eventi.

La storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4° reggimento Monte Cervino dell’Esercito Italiano e insignito nel 2014 di una Medaglia d’Oro al Valor Militare, è in un certo senso paradigmatica. Nel luglio del 2010, durante un conflitto a fuoco con i ribelli afghani, Adorno fu seriamente ferito ma continuò a combattere, “manteneva stoicamente la posizione garantendo la sicurezza necessaria per la riorganizzazione della sua unità”. L’ultimo capitolo di “Nome in codice: Ares” descrive quella battaglia, con una vividezza e – insieme- una qualità narrativa che non è affatto lontana dalle migliori prove di letteratura di guerra, e in un certo senso la supera. Ecco, lo dico con un filo di vergogna: io, che pure a queste tematiche cerco di prestare una certa attenzione, mi ero perso sia l’episodio che la figura di questo alpino paracadutista che, in 167 pagine ricchissime di umanità, aveva senza dubbio qualcosa da insegnarmi.
nome in codice Ares

Tra la sofferenza degli incidenti che lo tengono lontano dai compagni d’arme alla meravigliosa verità del racconto, Nome in codice Ares racconta la storia di un semplice eroe italiano: un’espressione che può apparire un ossimoro ma che, davvero, non lo è. La retorica è tenuta lontana dalla narrazione, semmai si insiste su doti di professionalità e senso del dovere, riassumibili in un altro termine – Onore – il cui significato è rimasto profondo solo fra chi porta le stellette.

Leggere la storia di Andrea Adorno è anche l’occasione per riappropriarsi di un orgoglio nazionale che non fa rima né con un becero nazionalismo d’altri tempi né con un Rambismo da cui i nostri si tengono ben lontani: è il racconto di chi, senza titoli sui giornali, ha dato tanto al nostro bellissimo e smemorato paese, con la leggerezza e la serenità di chi è nel giusto.

SCHEDA LIBRO
Autore: Andrea Adorno, Gastone Breccia
Titolo: Nome in codice Ares
Editore: Mondadori
Collana: Ingrandimenti
Pubblicazione: marzo 2017
Pagine: 167
ISBN: 978-8804673675
Prezzo (Amazon.it, 15% sconto): cartaceo copertina flessibile: € 15,30; eBook: € 9,99

LINKOGRAFIA
Le motivazioni della MOVM (Fonte: Quirinale.it)
La storia del Monte Cervino (Fonte: Ministero della Difesa)

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Riassunto

La storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4° reggimento «Monte Cervino» dell’esercito italiano. La differenza, però, è che quella di Andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un’operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco Andrea rimase gravemente ferito tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro.

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