Sono conscio del fatto che sto per scrivere due paragrafi piuttosto banali, ma nella banalità a volte si nascondono delle evidenze assolute ed è giusto metterle nero su bianco. Entrambe sono state suscitate dalla lettura de I diavoli neri, il racconto della battaglia di Mogadiscio che vide coinvolti i nostri militari in Somalia nel 1993. L’autore, il Generale Paolo Riccò – ovviamente presente all’epoca dei fatti – e il testo (lucido, appassionato, affascinante) sono incolpevoli, la responsabilità è mia.
Il primo pensiero banale: non si capisce per quale motivo le azioni dei nostri militari debbano essere sempre clamorosamente minimizzate nel racconto in Italia. L’autore e il suo testo dimostrano inequivocabilmente che a Mogadiscio fu battaglia vera, e con uno squilibrio di forse che ha reso moltissime delle azioni dei nostri davvero eroiche (aggettivo ahi-noi caduto in disuso ma che descrive perfettamente il comportamento dei paracadutisti dei Diavoli Neri). Nei racconti sulla stampa – e assicuro che all’epoca seguivo con attenzione – il tutto fu ridotto a una quasi-scaramuccia: la minimizzazione come forma di pudore per nascondere non si sa quale colpa.
Il secondo pensiero banale: oltreoceano, dove il rispetto per le Forze Armate è cosa diversa, da questa storia avrebbero tratto un film cla-mo-ro-so (e infatti lo hanno fatto, per una vicenda tutto sommato simile). Il pregio del racconto del Generale Riccò è di non aver voluto nascondere nulla: coraggio ed eroismo, ma anche debolezze e paure, soprattutto da parte di chi – ed era ancora in vigore la leva – non era stato efficacemente addestrato.
SCHEDA LIBRO
Autorr: Gen. Paolo Riccò
Titolo: I diavoli neri
Editore: Longanesi (Nuovo Cammeo)
Pagine: 320
ISBN: 978-8830452916
Riassumendo
Sono ormai passati più di venticinque anni da quel 2 luglio 1993, il giorno della battaglia di Mogadiscio tra le truppe italiane e i ribelli somali. Ma il ricordo di quegli scontri è ancora vivo nella memoria di tutti, non solo di chi lo ha vissuto in prima persona come il generale Paolo Riccò.