Lì dentro: Gli italiani nei social di Filippo Ceccarelli
Tralasciamo per un secondo il fatto che sono su Instagram a scrivere la recensione di un saggio di un (grande) giornalista che racconta la sua avventura alla scoperta di Instagram: si configurerebbe infatti una sorta di meta-post carpiato che, per la clamorosa distanza di capacità di pensiero e di parola, finirebbe per provocare una frattura spazio-social-temporale da episodio di Black Mirror e di cui l’esito finale dovrebbe prevedere un collasso intergalattico nel – recentemente fotografato – buco nero della Via Lattea.
Per garantire la salvezza planetaria, mi concentrerò quindi sulle sensazioni (poeti riccioluti avrebbero scritto Emozioni) che hanno accompagnato la mia lettura.
La prima – e mi capita spesso anche quando Ceccarelli è ospite a Propaganda Live – è un misto di referenza e gratitudine: l’autore non si è limitato a un viaggio nella galassia social dominato dall’arguzia e dalla capacità di far sorridere che gli è certamente propria. C’è più pensiero in questo ritratto degli italiani nei social di molti saggi letti sull’argomento, e più comprensione del nostro immaginario che in celebrati romanzi contemporanei. Instagram è ritratto come un luogo perfetto per descrivere le nostre storiche caratteristiche di popolo: esalta l’individualismo prima della comunità (di cui alla lunga però si apprezzano i pregi), consente di volgere tragedia in commedia, ci mostra generosi quando serve, cinici quanto basta, disincantati quasi sempre. E per dimostrare che in fondo la novità sta nel mezzo e non nel contenuto, ogni video virale è associato a un ricordo del passato, ogni volgarità improvvisa a un momento-fasto della Prima Repubblica, e tutto funziona meravigliosamente bene.
Molto italianamente ancora, il viaggio si compie con una compagnia familiare, e mi son quasi commosso nel leggere degli scambi con il figlio Giacomo (quasi un co-autore, vien da dire) e con i ricordi del padre, capace di trasmettere la curiosità verso l’umano a chi aveva un DNA prontissimo a recepirlo.
Avevo iniziato a leggere pensando di farmi solo quattro risate, ho affrontato un testo ricchissimo, avvolgente, mai banale e persino (lo dico) impegnativo in alcuni passaggi. Grazie, quindi, a Filippo Ceccarelli.
SCHEDA LIBRO
Autore: Filippo Ceccarelli
Titolo: Lì dentro: Gli italiani nei social
Editore: Feltrinelli
Collana: –
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 366
ISBN: 978-8807493324
Acquisto: Amazon.it (ebook, € 11,99; cartaceo copertina flessibile € 18,05)
Riassumendo
-
8/10
Quarta di copertina
“Instagram mi piace da impazzire, letteralmente; Twitter per niente; Facebook non l’ho ancora capito tanto bene; YouTube mi affascina, però mi stanca, mentre TikTok deve essere formidabile, ma non ho tanto tempo e così me lo becco di seconda mano quando rimbalza sul mio schermo. Gli altri, boh, in tutta sincerità ho pure un po’ di strizza a registrarmi, eccetera. Quel che ho mi basta e soverchia, come diceva Andreotti”
Candidati Premio Strega 2022: Nova di Fabio Bacà
Nucleo familiare: Davide, neurochirurgo con tradizionali problemi lavorativi e di vicinato che abbiamo in molti; Barbara, logopedista e vegana; Tommaso, adolescente neanche troppo problematico con una passione per l’astronomia. In comune, oltre alla casa e allo stato di famiglia, hanno – per motivi del tutto diversi fra di loro – una ripugnanza per ogni forma di violenza o, per essere ancor più precisi, più in generale per il conflitto.
A far saltare il tappo di una semi-tranquilla esistenza lucchese è un episodio: Davide assiste inerme e non visto a un principio di aggressione di cui è vittima la moglie accompagnata dal figlio, situazione risolta dalla comparsa sulla scena di Diego, che inchioda (quasi letteralmente) l’aggressore al muro con una sorta di violenza trattenuta ma evidentemente pronta ad esplodere fino alle estreme conseguenze.
Di Diego, sorta di monaco zen, Davide diventerà amico e quasi discepolo, configurando la classica situazione letterariamente potenzialmente disastrosa: già avvertivo ondate new age accompagnate da una sorta di Fight Club in salsa provinciale italiana con lontani echi dal Sabato di McEwan.
E invece il romanzo merita una pienissima sufficienza: la scrittura di Bacà – che non conoscevo e che adesso mi incuriosisce fortemente – è piena e matura, con un perfetto equilibrio fra termini colloquiali e ricercatezza lessicale. Anche il ritmo regge perfettamente, e la lettura – anche arricchita da citazioni, più o meno velate, tra le quali spicca appunto un riferimento a Palahniuk – si fa intrigante fino a un finale (in gran parte) inatteso.
Riassumendo
-
7/10
Quarta di copertina
Del cervello umano, Davide sa quanto ha imparato all’università, e usa nel suo mestiere di neurochirurgo. Finora gli è bastato a neutralizzare i fastidiosi rumori di fondo e le modeste minacce della vita non elettrizzante che conduce nella Lucca suburbana: l’estremismo vegano di sua moglie, ad esempio, o l’inspiegabile atterraggio in giardino di un boomerang aborigeno in arrivo dal nulla. Ma in quei suoni familiari e sedati si nasconde una vibrazione più sinistra
Plotone Sette di Andy McNab
Come capita a volte a noi lettori, dopo un paio di testi emotivamente sfidanti avverto la necessità di una sorta di pausa, che in genere soddisfo con un thrilleraccio (che spesso si rivela di infima categoria) o con un giallo (il più possibile) di spessore. Di Andy McNab ricordavo due libri – essenzialmente autobiografici – che mi avevano convinto (Pattuglia Bravo Two Zero e Azione immediata) e la delusione di aver scoperto che con la sua opera più narrativa (fra tutte l’infinita serie con protagonista Nick Stone) non avrei potuto colmare questi momenti di respiro fra letture più impegnative. Con Fuoco di copertura avevo proprio mollato il colpo, rimpiangendo il tecnothriller che amavo nella pagine di Clancy e cogliendone l’abissale distanza.
Plotone Sette è, me ne sono assicurato prima di iniziarlo, la conclusione di una trilogia autobiografica che contiene anche i due volumi già citati; se ha un limite, è quello di richiamarli eccessivamente alla memoria, e noi appassionati della materia avremmo certamente preferito pagine del tutto originali piuttosto che un racconto che riporta alla memoria la missione del Golfo (e la conseguente prigionia) così come le azioni già descritte in Azione immediata.
Ma c’è anche un aspetto positivo, che un po’ mi ha colpito: gran parte del volume è dedicato al “dopo il Reggimento”, raccontato sia per quanto riguarda la storia personale dell’autore che quella dei componenti del suo team; di più, Plotone Sette racconta evidenti episodi di stress post traumatico visto con gli occhi di chi indossa o ha indossato la divisa, e si è dovuto quindi confrontare con un ambiente e una cultura che non prevedevano – anzi, nascondevano – crolli psicologici da quelli che erano stati addestrati per assomigliare a super-uomini. La posizione che prende McNab è precisa, diretta e direi anche condivisibile, nella volontà di indirizzare culturalmente le Forze Speciali a prendersi carico di queste problematiche.
Qualcuno – assetato di azione, dettagli militari, azione – lo avrà trovato un limite, a me è sembrata nettamente la parte migliore del volume.
SCHEDA LIBRO
Autore: Andy McNab
Titolo: Plotone Sette
Editore: TEA
Collana: I grandi libri d’Azione n. 38
Anno di pubblicazione: 2008
Pagine: 432
ISBN: 978-8850254521
Acquisto: Amazon.it (€ 13,30, cartaceo copertina flessibile)
Riassumendo
-
7/10
Quarta di copertina
Maggio 1998: Andy McNab inaugura finalmente la sua casa e invita i ragazzi del plotone Sette, gli Ice Cream Boys, per festeggiare. La gioia di ritrovarsi è però guastata dal recentissimo fatto di sangue che ha visto protagonista Thomas Shanks, vera leggenda del reggimento, in carcere per omicidio.
Ragazzi di Zinco di Svetlana Aleksievic
Se c’è un libro che ha un gran senso leggere adesso, è Ragazzi di zinco di Svetlana Aleksievic. Più ancora di La guerra non ha un volto di donna, che mi aveva commosso e incantato. Perché Ragazzi di zinco racconta la storia di un milione di giovani russi spediti in Afganistan dal 1979, e soprattutto dei quattordicimila che tornarono in patria solo per essere sepolti, nottetempo, perché non si poteva mostrare che il conflitto avviato per sostenere “la grande causa internazionale e socialista” non stava andando esattamente come la televisione e la Pravda raccontavano.
Ripetendo quel metodo di lavoro che consente di ascoltare le voci dirette dei protagonisti, la Aleksievic ha attraversato per anni – ed erano anni pre-perestroika – l’Unione Societica per raccogliere le testimonianze di soldati, infermiere, medici, e soprattutto di madri di caduti. Riecheggiano, in questa opera pubblicata soltanto dopo la caduta del Muro, frasi e tematiche che abbiamo imparato tragicamente a conoscere negli ultimi mesi: è un eco che fa quasi impressione, dalla guerra avviata “perchè gli americani avevano pronto un piano d’invasione, li abbiamo anticipati di un’ora”, al ricordo continuo della Grande Guerra Patriottica del 45, a soldati inviati ad una esercitazione che scrivono a casa di essersi trovati al fronte senza saperlo. Ma più di tutto, prevale una umanità ferita e dolente che si è trovata di fronte a un bivio: morire buttando il sangue nella sabbia afgana o rientrare in patria al termine del servizio per essere definito “afgancy”, emarginato invece che accolto, traumatizzato da episodi orribili come solo la guerra può essere e su cui la Aleksievic non risparmia nulla.
E’ chiaro, chiarissimo, cristallino che in Ucraina ci siano uno stato aggressore e una comunità aggredita, e non c’è dubbio su dove possa andare tutto il mio sostegno. Ma un giorno – o forse oggi stesso – dovremo preoccuparci anche di chi la guerra l’ha comunque subita, con la divisa di un colore sbagliato addosso e una consonante divenuta simbolo di orrore sul petto.
SCHEDA LIBRO
Autore: Svetlana Aleksievic
Titolo: Ragazzi di zinco
Editore: Edizioni e/o
Collana: Dal mondo
Anno di pubblicazione: prima edizione 1992
Pagine: 316
ISBN: 9788866327158
Acquisto: Amazon.it : cartaceo copertina flessibile € 12,25, ebook: € 8,99
Riassumendo
-
9/10
Quarta di copertina
Svetlana Aleksievič fa parlare qui i protagonisti di un’altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo
Lampa Lampa di Lello Gurrado
Il Gambia è il più piccolo dei paesi africani, completamente circondato dal Senegal salvo lì dove il fiume omonimo di tuffa nell’oceano: inevitabilmente, la letteratura gambiana non offre esattamente una vasta scelta di libri tradotti in lingua italiana e, per il mio giro del mondo letterario, ho dovuto ripiegare sul “Gambia come ambientazione”.
Lello Gurrado racconta la storia di Sulley, un giovane gambiano scomparso durante il viaggio verso l’Europa, e di suo padre, che ha deciso di inseguirne le tracce intraprendendo lo stesso percorso. Ad aiutare il padre di Sulley nel ripercorrerne le orme c’è un particolare che distingue il figlio da ogni altro migrante: una maglietta di Messi, capitata chissà come fino in Gambia, indossata con fierezza e amore da un giovane che confidava di trovare fortuna nel Vecchio Continente, magari anche attraverso le sue doti calcistiche. Ed ecco allora che quella casacca del Barcellona diventa una bussola attraverso cui provare a scoprire dove sia finito Sulley e se il suo viaggio si sia interrotto in una delle mille tragiche peripezie che attendono i migranti dall’Africa subsahariana.
Io non ho una maglietta di Messi (però ne ho una alabardata di Della Rocca, omaggio di un’amica). Soprattutto, non so e non posso nemmeno lontanamente immaginare cosa possa voler dire intraprendere quel viaggio, mettendo in conto – fin dalla partenza – che potrebbe concludersi con la morte. E forse oggi ce ne siamo anche dimenticati un po’, concentrati – come è umano, eppure triste, che sia – in altre tragedie. Gurrado me lo ha ricordato, con un romanzo lieve, che qualcuno potrebbe persino definire ingenuo, che non si eleva alla tragicità di altri volumi sullo stesso tragico tema eppure rimane lì dentro, a ricordare.
SCHEDA LIBRO
Autore: Lello Gurrado
Titolo: Lampa Lampa
Editore: Epochè
Collana: –
Anno di pubblicazione: 2007
Pagine: 137
ISBN: 978-8899865146
Acquisto: Amazon.it (€ 13,30, cartaceo copertina flessibile)
PROGETTI
Giro del mondo letterario: Gambia
Riassumendo
-
6.5/10
Quarta di copertina
Sulley un giovane del Gambia, il paese più piccolo dell’Africa parte per raggiungere Lampedusa (quella che i migranti chiamano Lampa Lampa) e di lì proseguire verso l’ Europa.
Candidati Premio Strega 2022: Mordi e fuggi di Alessandro Bertante
Ho iniziato la rincorsa al Premio Strega: ricordo l’ebrezza del tifo e la soddisfazione per il “già letto” quando le pagine dei quotidiani si concentrano sul vincitore e vorrei riassaporare la sensazione.
Per interesse storico e ipotetica contiguità con i miei gusti di lettore ho pensato di partire da Mordi e fuggi, romanzo di Alessandro Bertante che promette di raccontare la “storia delle Brigate Rosse”, come recita il sottotitolo. Naturalmente la forma è narrativa e non saggistica, con un protagonista io narrante e il tentativo di ricreare ambientazione storica e sociale degli anni Settanta.
Mettiamola così: non farò il tifo per questo.
Nonostante le premesse, ho trovato Mordi e fuggi deludente. Prima di tutto nella forma: dialoghi poco efficaci, una scrittura che sconta il tentativo di ricreare lessicalmente anni passati con un risultato che appare artificioso, in un insieme che appare tutto sommato quasi frettoloso nel divenire così come nella sua espressione.
C’è poi un problema di contenuto, che – come sempre accade quando si parla di letteratura – può essere dovuto alla mia sensibilità personale: il romanzo mi è parso fortemente assolutorio, quasi che l’esperienza della lotta armata fosse una inevitabile strada da intraprendere e non una precisa scelta politica e militare di cui non si faticava certo a intravedere la tragicità. Ogni azione delle BR è conseguenza di un torto subito, ogni momento di discussione interna sfiora il manicheismo fra chi non ha il coraggio di andare fino in fondo e chi ci crede davvero. Ho la fortuna di non aver vissuto quegli anni, ma immagino una infinita gamma di grigi fra il bianco e il nero delle due opposte posizioni, e in un romanzo che ambisce a raccontarne la storia avrei voluto vederne una rappresentazione.
Riassumendo
-
5.5/10
Quarta di copertina
Milano, 1969. Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche. Il 12 dicembre la strage di piazza Fontana. Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più.
Il libro dei morti di Patricia Cornwell
Vedi cara Patricia, è difficile a spiegare, è difficile parlare dei fantasmi della mente di un lettore. Vedi cara Patricia, tutto quel che posso dire è che un lettore cambia un po’ ogni giorno, diventa – pagina dopo pagina – differente.
Vedi cara Patricia, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.
Certe frasi sono un niente che non serve più sentire: e io, anni dopo essermi dedicato ferocemente a più o meno tutta la serie che vede protagonista la tua Kay Scarpetta, con Il libro dei morti mi son trovato a una distanza infinita da quello che amo leggere: ti direi che non capisci quando cerco in una sera un mistero d’ atmosfera che è difficile afferrare, ma sarebbe solo un giro di parole per cercare di spiegare che non riesco più a reggere dialoghi insulsi, una trama piuttosto abbozzata, particolari orrorifici buttati lì per cercare di scioccare il lettore. Tu sei molto – hai venduta tantissimo – anche se non sei abbastanza e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi: il tempo è tiranno, e dedicarne anche solo un po’ a qualcosa che sai non ti lascerà niente mi è ormai difficile da sopportare.
Io cerco ancora e così non spaventarti quando senti allontanarmi: avrai sempre schiere di lettori, ma io non vi appartengo più.
Vedi cara Patricia è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.
Riassumendo
-
5/10
Quarta di copertina
Dopo l’ultimo devastante caso che l’ha vista in azione in Florida, Kay Scarpetta si trasferisce a Charleston, nel South Carolina, dove apre uno studio di patologia forense con l’irrinunciabile aiuto della nipote Lucy e del fidato Pete Marino. Proprio quando sembra prendere avvio una tranquilla esistenza nella routine della provincia americana, Kay è chiamata a Roma per collaborare alle indagini sull’orrenda fine di una giovane campionessa di tennis statunitense.
53 centimetri di Bessora
Il Gabon è stata una bella sfida per il mio giro del mondo letterario (è ho già verificato che con il Gambia sarà peggio): la scelta, quasi obbligata, è stata di affidarsi alla scrittrice franco-gabonese Bessora, autrice dalle infinite provenienze familiari geografiche e per questo particolarmente attenta alle tematiche dell’immigrazione e della ricerca identitaria.
Bessora dipinge in 53 centimetri un viaggio nella Francia contemporanea vista con lo sguardo di Zara, ragazza madre alle prese con la burocrazia francese nel tentativo di ottenere l’agognato PDS (permesso di soggiorno) che le schiuda la vita a un futuro di soddisfazione. Gli echi kafkiani sono inevitabili, ma mettendo a frutto la sua laurea in antropologia, Bessora sceglie anche la strada del ribaltamento di ruolo: siamo abituati a racconti di viaggio in cui il turista (o lo studioso) narrano i luoghi visitati con lo sguardo dell’occidentale stupito da una usanza o un modo di fare, ma siamo certamente meno pronti considerare l’anormalità del nostro mondo, in cui un pezzo di carta (o la successione di pezzi di carta che segnano la nostra vita, a partire dal CND Certificato di Nascita) può determinare possibilità o impedimenti nella vita di tutti i giorni.
E’ da qui che nasce la satira (feroce, intelligente e capace di catturare) di 53 centimetri, misura chiara per comprendere l’altro grande tema di questo romanzo breve che non si limita al racconto di un’immigrazione: Zara è troppo nera per i bianchi (a cui sfugge anche per il suo essere colta e istruita) e troppo bianca per i neri, essendo dotato di natiche troppo piccole per i loro canoni estetici.
E allora 53 centimetri non si limita a divertire (e fra giochi di parole e riferimenti storici o politici sorriderete parecchio), ma diventa un testo su cui riflettere per domandarsi chi siamo noi, quale storia personale e sociale ci portiamo dentro, e metterla gioiosamente in discussione.
SCHEDA LIBRO
Autore: Bessora
Titolo: 53 centimetri
Editore: Epochè
Collana: –
Anno di pubblicazione: 2007
Pagine: 214
ISBN: 978-8888983288
PROGETTI
Giro del mondo letterario: Gabon
Riassumendo
-
7.5/10
Quarta di copertina
Zara, la protagonista del romanzo, cerca di ottenere un permesso di soggiorno nel labirinto delirante delle procedure burocratiche francesi. La giovane, meticcia, è troppo nera per i bianchi e troppo bianca per i neri, ma per questi ultimi soffre di un grave handicap: ha le natiche troppo magre, poiché la loro circonferenza misura solo 53 centimetri ed è quindi lontana dai canoni di bellezza della sua etnia.
Gli ineffabili cinque di Donald E. Westlake
Ho già raccontato di come abbia casualmente incontrato Westlake e di quanto mi avesse convinto il suo lavoro. Un piacere vissuto con la piccola sorpresa di non averlo incontrato prima, da amante del genere quale mi vanto di essere. Beh, ora che ho affrontato il primo romanzo della serie di Dortmunder confermo in pieno il piacere e comprendo un po’ di più la sorpresa: mettere le mani su uno di questi volumi non è affatto semplice e temo che vivrò qualche difficoltà anche sui successivi 13 (tredici!), ma ci si penserà a tempo debito.
E varrà la pena faticare un po’ perché gli storici del giallo attribuiscono a questa serie, che vanta anche qualche traduzione cinematografica, la nascita del filone poliziesco-umoristico. Gli ineffabili cinque (titolo originale The hot rock, in Italia noto anche come La pietra che scotta) traccia i contorni di una nuova letteratura gialla: dialoghi spassosissimi, protagonisti della banda davvero azzeccati, un’umanità da sottofondi che perde i contorni del noir ed esce alla luce del sole sotto la guida di Dortmunder, geniale nell’elaborazione di piani fantasiosi e imprevedibili che falliscono per un nonnulla e non prevedono mai lo spargimento di sangue. Gli altri personaggi del gruppo non sono da meno: a me ha fatto impazzire Stan Murch, uno in grado di guidare qualsiasi mezzo di trasporto (compreso un treno e un elicottero) soltanto affrontando il libretto di istruzioni e che si rilassa ascoltando dischi su cui è stato registrato il rumore del traffico in varie parti del mondo. Poesia pura.
SCHEDA LIBRO
Autore: Donald E. Westlake
Titolo: Gli ineffabili cinque
Editore: Mondadori
Collana: Il giallo mondadori n. 1150
Anno di pubblicazione: 1971
Pagine: 179
ISBN: 9780446677035
La serie Dortmunder
Gli ineffabili cinque (The Hot Rock)
Come sbancare il lunario (Bank shot)
Come ti rapisco il pupo (Jimmy the kid)
Nessuno è perfetto (Nobody’s perfect)
Dortmunder scherza col fuoco (Why me?)
E bravo Dortmunder (Good behavior)
Un buco nell’acqua (Drowned Hopes)
Meglio non chiedere (Don’t Ask)
Peggio di così… (What’s the Worse that Could Happen?)
Bad News
Thieves’ Dozen
The Road To Ruin
La fabbrica dei soldi (“Walking Around Money”)
Watch Your Back!
What’s So Funny?
Get real. Colpo grosso al reality show (Get Real!)
Riassumendo
-
7.5/10
Quarta di copertina
La prima avventura di John Archibald Dortmunder e dei suoi ineffabili compari, alle prese con il furto dello smeraldo Balabomo, conteso fra due piccoli stati africani.
Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi e La crepa e la luce di Gemma Calabresi Milite
Stavo per iniziare a leggere La crepa e la luce di Gemma Calabresi Milite quando MoglieRiccia mi ha chiesto se avessi già affrontato Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi. Ho scosso il capo quasi imbarazzato (ho amato e amo ogni pagina scritta da Calabresi, newsletter incluse) rendendomi conto che me ne era mancato il coraggio. Ho rimediato, con il cuore che si stracciava pagina dopo pagina e un senso di incomprensione che mi macchiava il respiro: come si può restare così profondamente umani e attaccati alla vita quando gli eventi ti hanno portato via tutto in tenerissima età? Come si fa a mantenere fermezza e lucidità quando chi ha ucciso tuo padre pontifica dalle pagine di un giornale, e non cedere ad una rabbia sorda ma mantenere gli occhi spalancati sulla vita?
Me lo sono domandato durante la lettura di ogni pagina di Spingendo la notte più in là, intuendo – ma adesso mi accorgo di quanto fosse palese – quale potesse essere una risposta.
La crepa e la luce ha reso tutto più chiaro, e non vuole essere uno sciocco gioco di parole. Davvero, la Luce che emerge dalle pagine, dai ricordi, dall’esperienza di Gemma Calabresi Milite ha reso tutto evidente, ma comunque non meno doloroso.
Io non so come si misuri la strada del perdono, prego di non doverlo mai scoprire se non per le piccole fatiche che sempre ci portiamo dentro. Credo però di poter lontanamente intuire da dove nasca: da una preghiera, da un abbraccio, da una presenza, dalla volontà di credere che davvero siamo stati fatti per essere felici.
SCHEDA LIBRO
Autore: Mario Calabresi
Titolo: Spingendo la notte più in là
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Bestsellers
Anno di pubblicazione: 2017 (prima edizione 2007)
Pagine: 125
ISBN: 978-8804682813
Acquisto: Amazon.it : cartaceo copertina flessibile € 10,45, Ebook: € 6,99

SCHEDA LIBRO
Autore: Gemma Calabresi Milite
Titolo: La crepa e la luce
Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 144
ISBN: 978-8804748717
Acquisto: Amazon.it : cartaceo copertina flessibile € 16,62; ebook: € 9,99
Riassumendo
-
8.5/10
Quarta di copertina
Questo libro è il racconto di un cammino, quello che Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, ha percorso dal giorno dell’omicidio del marito, cinquant’anni fa. Una strada tortuosa che, partendo dall’umano desiderio di vendetta di una ragazza di 25 anni con due bambini piccoli e un terzo in arrivo, l’ha condotta, non senza fatica, al crescere i suoi figli lontani da ogni tentazione di rancore e rabbia e all’abbracciare, nel tempo e con sempre più determinazione, l’idea del perdono.