Ed ecco spiegato plasticamente perché non abbandono (quasi) mai una lettura. “Il testamento Donadieu” è il primo Simenon a non avermi avvinto fin dalla prima pagina e ammetto di aver trovato la prima metà del romanzo quasi indigesta: il racconto del disfacimento relazionale di una ricca famiglia di armatori a seguito della morte del capostipite e dell’inattesa lettura del suo testamento faceva riecheggiare in me letture certamente classiche ma poco incidenti, un Ottocento francese che non ho mai amato particolarmente e che poco ha lasciato nella mia memoria.
È da metà libro in poi che ho cominciato ad avvertire quel brividino che regala il piacere della lettura: non si erano certamente evoluti i protagonisti – tutti piuttosto stereotipati, dal cinico avido pronto a tutto per il successo alla fragile donna preda – ma il tono complessivo del romanzo, e soprattutto il suo ritmo, hanno cambiato marcia. Sono emerse gradevoli sfumature noir, l’altolocata società parigina con i suoi non-detto ha aggiunto un pizzico di verve, la narrazione ha abbandonato una certa aria balzachiana e si è diretta rapidamente verso una moderna tragedia dei sentimenti. Ottimo e non del tutto prevedibile il finale, con una scena conclusiva che accompagna all’ultima pagina (e al saluto del lettore) davvero perfetta.
Io con calma proseguo nella scoperta dei “romanzi duri” di Simenon, abbiamo capito che ne vale la pena.
SCHEDA LIBRO
Autore: Georges Simenon
Titolo: Il testamento Donadieu
Editore: Adelphi
Pagine: 460
ISBN: 978-8845934490
Prezzo: € 13,29 cartaceo, € 6,99 versione ebook
Quarta di copertina
Lasciando sempre più persuaso il lettore che lo ha divorato, che non ha visto mai un aggettivo sbagliato, una parola di troppo, che ha girato sempre la pagina con frenesia per andare avanti, che effettivamente Simenon è … uno dei grandi del secolo».