Ci sono stati anni – lunghi, formativi, faticosi, sicuramente importanti – in cui ho scritto tutto le sere.
Non erano più gli anni delle macchine da scrivere (che comunque in casa non sono mai mancate) e non era ancora il momento di un pc domestico, quindi lo strumento non poteva che essere la penna; uno strumento che peraltro corrispondeva in pieno a una certa visione romantica dell’addolorato (e quindi creativo) “scrittore”, con una consapevolezza delle virgolette da piazzare prima e dopo questo termine che si era già fatta molto forte grazie alle letture febbrili di quegli anni. La naturale conseguenza era un rumore di sottofondo che ricordo bene: era il suono del foglio di carta appallottolato al termine della rilettura, e scagliato – con una grazia cestistica che mi sarebbe stata più utile negli anni successivi – verso il cestino rosso all’angolo della camera. Scrittura, rilettura, accartocciamento.
Da appassionato, ho letto moltissimo di Agatha Christie (in particolare, direi tutto Poirot), ma non conoscevo altrettanto bene la biografia della più celebre giallista della storia né tantomeno la storia della sua misteriosa scomparsa durata quasi due settimane. A questi undici giorni che tennero il mondo con il fiato sospeso nel 1926, meritandosi persino la prima pagina del New York Times, Nina De Gramont ha dedicato un romanzo che non mi ha convinto del tutto, e ho passato qualche ora a domandarmi come mai.
Inizialmente ho attribuito lo scarso appeal de “Il caso Agatha Christie” sulla mia coscienza letteraria ad aspetti puramente tecnici e formali: un certo stile narrativo che su di me ha evidentemente poca presa e una incoerenza nella voce narrante (quella dell’amante del marito della scrittrice) che in alcuni passaggi appare saltellante fra la naturale ristrettezza di informazioni di un personaggio e l’onniscienza, descrivendo situazioni e dialoghi in cui non poteva essere presente.
Poi, una sorta di illuminazione: ho sentito la trama de “Il caso Agatha Christie” accartocciarsi sulla sua stessa storia, indecisa fra il mantenere a fuoco la storia di sottofondo e concentrarsi su altri eventi, con un effetto che mi ricordava perfettamente il rumore del mio ultimo scritto adolescenziale destinato alla parabola verso il cestino.
Non so se esista il nome preciso di quel rumore, ma lo conosciamo tutti. In fondo, è il rumore di una ottima idea e di una esecuzione zoppicante.
SCHEDA LIBRO
Autore: Il caso Agatha Christie
Titolo: Nina De Gramont
Editore: Neri Pozza
Collana: I Narratori delle Tavole
Pagine: 336
ISBN: 978-8854521445
Acquisto: Amazon.it, 5% sconto (cartaceo € 17,10 – ebook € 9,99)
Riassumendo
-
7/10
Quarta di copertina
«Nel 1926 Agatha Christie sparì per undici giorni. Sono l’unica a conoscere la verità su questa scomparsa. Non sono Hercule Poirot. Sono l’amante di suo marito». Un giorno di dicembre del 1926, dopo aver comunicato alla moglie Agatha la sua intenzione di divorziare per sposare la sua amante, il colonnello Archibald Christie parte per un weekend presso amici. Quella sera stessa dalla dimora di campagna, ribattezzata Styles dal primo caso di Hercule Poirot, la scrittrice svanisce nel nulla.