22 dicembre 2022, Pordenone. La mia Triestina, nei bassifondi (molto bassi) della classifica di una stagione nata male e proseguita peggio, è avanti 1-0 in quello che fatico a definire derby, ma che mi tocca declinare così considerando che quello Vero è ormai solo nei ricordi di 19 anni fa (treno da Milano senza aria condizionata in pieno agosto, corsa allo stadio, gol di Gubellini). Manca un minuto alla fine, ed è inevitabilmente pareggio. Manca solo il recupero, e ovviamente prendiamo un gol al 95°. 

Uno potrebbe pensare che io mi sia dedicato alla ri-lettura (quasi annuale) di Una lunga giornata di bora per nostalgia del passato, o per sfuggire a un presente opprimente che ci vede ultimi in classifica nella terza divisione del calcio italiano, a un passo dai dilettanti.  

Beh, un pochino è vero. Quando il presente non luccica ci si nutre di ricordi, e qui ci sono tutti. 

C’è la prima partita contro il Reparto Fonoelettricisti con la folla a inneggiare “U-nio-ne” come facciamo oggi a più di un secolo di distanza. C’è un Umberto Saba poco entusiasta di recarsi allo stadio, capace di rimanere colpito “dalla umanissima spontaneità popolare , dal filo sottile di consonanza fra giocatori e tifosi, dal senso di fratellanza…” e di scrivere le più belle poesie mai dedicate al calcio. C’è il portiere Giacomo Blason che stacca una traversa dai montanti e insegue, brandendola, un avversario che lo aveva insultato. C’è Colaussi, che anziano ricorda i campionati del mondo vinti con la Nazionale e aggiunge: “Mi esaltavo di più quando segnavo con la Triestina”. C’è la Trieste del dopoguerra, con una squadra in serie A e, contemporaneamente, una nella Prima Divisione jugoslava. Rocco: “I ve disi che xe bruti? Meo, cussì ghe fe paura al aversario…”. Sadar che “dopo la partita, aveva il pianto in gola. Una cosa che oggi, purtroppo, fa sorridere. Noi ne siamo emozionati e mettiamo Sadar nell’elenco di grandi alabardati che l’hanno preceduto (…). Non ha la stessa tecnica? Non importa: gli uomini sono uomini, non cavalli.” Frigeri che una volta, a Monza, avverte un insulto dagli spalti e parte alla carica contro la curva avversaria. Lo fermano in quattro, mentre sta già scavalcando la rete. De Falco, Ascagni, la sciagurata caviglia di Braghin. La cavalcata dalla C2 alla serie B, agli eroi di Lucca, i gol di Gubellini e quelli di Dino Fava. La serie A sfuggita per un soffio. Le sofferenze dei fallimenti, presidenti imbarazzanti, la finale col Pisa che ci fosse stato il VAR saremmo in serie B da anni. Una proprietà nuova che arriva da un passato di emigrazione, un presidente finalmente vero che muore in un incidente assurdo. L’iscrizione acciuffata proprio il giorno in cui avevo un ECG, e solo il Cielo sa come abbia fatto a non essere del tutto sballato. 

No, ecco, non mi son letto questa storia della Triestina per nostalgia, ma per ricordare – nel momento più buio – che grande cosa sei. 

 

 

SCHEDA LIBRO
Autore: Giuliano Sadar
Titolo: Una lunga giornata di bora
Editore: Limina
Collana: Storie e miti
Anno di pubblicazione: 2003
Pagine: 171
ISBN: 978-8888551173

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Riassumendo
  • 8/10
    Anch'io fra i molti vi saluto - 8/10
8/10

Quarta di copertina

Trieste e la Triestina, storie di calcio attraverso terre di confine

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