Ti ho fotografato lì, appoggiato allo spigolo della struttura del letto, quella dov’è sbatto il mignolino del piede (cxxxx) se mi alzo di notte per qualche motivo. Ti ho fotografato lì perché ognuno dei tuoi racconti mi ha provocato lo stesso identico dolore (con una sola eccezione di cui dirò fra poco).
Sei un libro di Pino Roveredo e hai un titolo che cita De Andrè: non potevo che aspettarmi di commuovermi con storie di emarginazione, di disagio, di profondissima ingiustizia verso “gli ultimi”. Indignandomi per la ragazza della panchina, morta di overdose nell’indifferenza di tutti, o per la storia di Enzo Tortora, o per le tante storie di violenza cieca, immotivata, che hanno segnato esistenze. Storie in cui si mastica e sputa – appunto – perché è faticoso e doloroso avvertirlo, ma anche nelle storie più tragiche c’è un brivido di splendore, come per le allevatrici di api e la loro abitudine di masticare i favi per separare il miele dalla cera.
Tra queste tue pagine, tragiche e bellissime, in qualche occasione persino disturbanti, ho trovato anche un piccolo gioiello: le tue pagine dedicate a Trieste – città castagna dura nella scorza e tenera dentro – sono fra le più belle che mi sia mai capitato di leggere, e ti assicuro che ne ho lette un sacco.
SCHEDA LIBRO
Autore: Pino Roveredo
Titolo: Mastica e sputa
Editore: Bompiani
Collana: –
Anno di pubblicazione: 2016
Pagine: 185
ISBN: 978-8845281112
Acquisto: Amazon.it (15% sconto): cartaceo € 14,25, ebook 8,99
Riassumendo
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8/10
Quarta di copertina
Donne di dolori, fatiche di uomini. Malattia, isolamento, solitudine, carcere, manicomio. Il mondo di Pino Roveredo torna in una raccolta di racconti lucidi, spietati, disarmanti come di consueto, che si tratti di schegge o di esistenze narrate intere, di redenzioni in extremis o di condanne irreversibili.