Un virus influenzale nato nell’Est raggiunge l’Europa e poi gli Stati Uniti, causando un’enorme emergenza medica. Sembrano due righe tratte da un libro di storia del futuro ed invece è la trama di Stazione Undici, romanzo distopico del 2015 (gulp!) che fa qualche effetto leggere oggi, abbandonandosi al gioco delle similitudini e delle differenze (le più rilevanti? l’origine georgiana e un tasso di mortalità che quasi annichilisce l’intero genere umano in poche settimane).

Però, e lo dico con la forza di uno che le distopie le adora, sarebbe un peccato perdersi solo nel semplice tentativo di paragone fra il narrato e il vissuto: Stazione Undici ha polarizzato le opinioni come pochi altri nel recente passato, e a me non è dispiaciuto affatto.

Prima di tutto, ho trovato interessante la gestione narrativa della pandemia: non è certamente solo uno sfondo ambientale ma non prevale nemmeno, prendendosi le luci del palco, sulle storie dei personaggi, che sono molti, ricchi di sfaccettature e sempre in primo piano. Il continuo cambio di narratore avrebbe potuto confondere o spiazzare, me complessivamente mi è sembrato invece aiutare la trama a svolgersi fluida, sorretta da una scrittura piena che non è affatto scontata nella narrativa di genere. Ai puristi saranno mancate scene di crudeltà o di violenza organizzata, io non ne ho sentito particolarmente la mancanza: le biografie – certamente “sentimentalizzate” – dei vari protagonisti e le relazioni che li legano in modo più o meno profondo o fortuito fanno filar via le pagine, e il risultato mi è parso del tutto apprezzabile. Con qualche tratto di minima poesia, inclusa la compagnia di attori che viaggia per gli Staes per intrattenere con Shakespeare, perché la bellezza salverà anche il più devastato dei mondi.

Stazione Undici è un libro sul tempo, sulla nostalgia, a tratti profondamente melanconico e in alcuni momenti pieno di speranza. Non un romanzo epocale, certo, ma una bella lettura, che la sola ipotetica preveggenza non spiega completamente. 

SCHEDA LIBRO
Autore: Emily St. John Mandel
Titolo: Stazione undici
Editore: Bompiani
Collana: Romanzi Bompiani
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 412
ISBN: 978-8845280382

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Riassumendo
  • 8/10
    Una distopia che annunciava (parzialmente) la realtà - 8/10
8/10

Quarta di copertina

Kirsten Raymonde non ha mai dimenticato la sera in cui Arthur Leander, famoso attore di Hollywood, ebbe un attacco di cuore sul palco durante una rappresentazione di Re Lear. Fu la sera in cui una devastante epidemia di influenza colpì la città, e nel giro di poche settimane la società, così com’era, non esisteva più. Vent’anni più tardi Kirsten si sposta tra gli accampamenti sparsi in questo nuovo mondo con un piccolo gruppo di attori e musicisti.

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