Non ho ancora trovato uno scritto di Antonio Scurati che non mi abbia convinto e La seconda mezzanotte non ha fatto assolutamente eccezione. 

Trama potentemente distopica, affascinante ambientazione: siamo nel 2092, i cambiamenti climatici e l’idiozia umana ci hanno portato sull’orlo del baratro e hanno anche compiuto il passo in più. I ghiacci si sono sciolti, l’Europa meridionale è desertificata e Venezia è stata trasformata dalla sua nuova proprietà cinese in una sorta di gigantesco parco dei divertimenti più osceni. Una gigantesca cupola conserva la parte più centrale della città a temperature condizionate aeroportuali, un muro enorme separa la Città Nuova dall’abbandonata periferia lagunare, le piantine a inizio e fine libro aiutano a districarsi nei percorsi compiuti dai due personaggi principali e ribelli: il Maestro, comandante dei gladiatori che durante il Carnevale combattono in questo moderno Colosseo, e Spartaco, di cui credo basti citare il nome. 

In un italiano maestoso e affascinante, Scurati riesce nel miracolo letterario di sospendere il tempo: non esiste il passato, se non per accenni nemmeno troppo precisi alla grande onda che ha sepolto la città e il mondo, e manca un anelito di futuro in un pianeta ormai morente; la città vive un presente sospeso e dolente, segnato da panem et circenses centellinati dai suoi nuovi padroni. Una sorta di congelamento che non nuoce minimamente né alla trama – e quanto mi sono affezionato ad alcuni personaggi! – né alla riflessione sui temi  – dalla libertà individuale alla protezione dell’ambiente, e a una certa critica ad una omologazione culturale – che costituiscono le vere colonne portanti del romanzo. 

 

SCHEDA LIBRO
Autore: Antonio Scurati
Titolo: La seconda mezzanotte
Editore: Bompiani
Collana: Tascabili Bompiani 1423
Anno di pubblicazione: 2019
Pagine: 382
ISBN: 978-8830101609

Acquisto: Amazon.it (ebook, € 6,99; cartaceo copertina flessibile € 13,30)

Riassumendo
  • 8.5/10
    Una splendida e profonda distopia - 8.5/10
8.5/10

Quarta di copertina

2092, Venezia – ricostruita da una multinazionale di Pechino dopo una terribile onda alluvionale – è la perversa Las Vegas della decadenza europea). In un clima africano, una folla di nuovi ricchi vi accorre per concedersi ogni vizio e, soprattutto, per assistere alle lotte tra gladiatori. Piazza San Marco è, infatti, trasformata in un arena: il Colosseo del terzo millennio

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