Come capita a molti lettori forti, stavo leggendo due libri in parallelo: una raccolta di racconti di Mia Alvar, autrice filippina di cui chiacchiererò fra qualche giorno, e L’armata dei fiumi perduti, romanzo di Carlo Sgorlon Premio Strega nel 1985. Ho rilevato un tema dominante in entrambi, forse figlio della lettura parallela o forse no, ma mi è sembrato interessante e nella mia mente è stato catalogato sotto l’etichetta “concetto di casa”.
L’armata dei fiumi perduti ha affrontato – in anni in cui era molto meno nota – la storia delle truppe cosacco-caucasiche che giunsero in Friuli nell’estate del 1944, occupando un territorio che avrebbe preso il nome di Kosakenland in Nord Italien. Non si trattava “semplicemente” di una occupazione militare: i cosacchi, collaborazionisti del Reich, vennero trasferiti in Carnia con la promessa della costituzione di una nuova patria, senza che ne fosse pienamente stabilito il carattere temporaneo. Viaggiarono e si insediarono dunque con civili al seguito, mettendo in atto l’organizzazione storica della loro società e rendendo naturalmente complessa la convivenza con la popolazione autoctona, spesso privata di abitazioni e terre anche se non mancarono esempi di tentativi di spontanea integrazione.
Due popolazioni già accomunate dalla tragedia della guerra (“Il Friuli e la steppa si somigliano almeno in una cosa.” “Ossia?” “Nei nostri cimiteri sono seppelliti molti italiani, e nei vostri molti cosacchi”) si confrontano quindi sulla linea sottile fra chi una patria pare averla perduta (e non mancarono le azioni partigiane di liberazione) e chi sta cercando una nuova casa: Sgorlon, in un romanzo solido, dal ritmo a volte compassato ma assolutamente catturante, affida il racconto di questo confronto epico al coro di una serie di protagonisti che restano scolpiti nella memoria e su cui troneggia Marta, che riesce nel miracolo di riunire in se entrambe le tragedie mantenendo sempre viva una speranza più grande di lei.
Un romanzo che porta inevitabilmente a domandarsi che cosa – o magari chi – sia la propria casa: un messaggio certamente moderno, in un’epoca storica in cui i confini sono saltati, la mobilità è continua e la ricerca di radici è comunque un tema da affrontare, forse perché è proprio nel pieno della tempesta che le radici più profonde non tradiscono.
SCHEDA LIBRO
Autore: Carlo Sgorlon
Titolo: L’armata dei fiumi perduti
Editore: Mondadori
Collana: Oscar
Anno di pubblicazione: 2020 (prima edizione 1985)
Pagine: 264
ISBN: 978-8804720652
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Riassumendo
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8/10
Quarta di copertina
In Friuli, durante l’ultima guerra, si insedia un’armata cosacca proveniente dalla Russia: uomini, donne, vecchi e bambini ai quali le autorità tedesche hanno promesso una patria. È un fatto storico che nella narrazione di Sgorlon diventa la tragica odissea di un popolo predestinato allo sterminio.