I kentuki sono teneri pupazzi di forma di animale o fantastica, dotati di tre ruote per potersi muovere e di webcam per poter scrutare: gli acquirenti possono scegliere se portarsene a casa uno oppure comprare un codice d’accesso che permette l’accesso a un kentuki acquistato in un qualunque punto vendita del mondo. In entrambi i casi, la connessione è assolutamente casuale ed anonima: se decidi di averne uno in casa, non sai chi ti guarderà, se decidi di “essere un kenuki”, non sai in quale casa ti muoverai. 

L’idea, come avrete capito, è francamente geniale: la struttura narrativa è più simile a una raccolta di racconti a tema comune in cui si sviluppano le storie di vari protagonisti. Alcuni hanno scelto di “avere” un kentuki, altri hanno preferito “essere” un kentuki: in entrambi i casi, in questa via di mezzo fra un reality show e una distopia non troppo distante dalla nostra quotidianità, mi è sembrato di avvertire una linea comune. 

Se ci ripenso poco dopo aver terminato la lettura, in questo grigio e piovoso pomeriggio milanese, l’impressione che ho è che tutti i protagonisti siano accomunati dalla necessità di una interminabile, disperata, probabilmente inutile fuga. Una fuga dalla propria realtà, una fuga dalla noia adolescenziale, una fuga da una insopportabile solitudine, una fuga da un presente di difficoltà economica o da una relazione sbagliata.

Kentuki è un romanzo costruito sulle dicotomie: essere o avere, guardare o essere guardati, essere protagonisti o spettatori, tentare di comunicare o rimanere nell’ombra, arrendersi alla solitudine o cercare una via tecnologica e anonimamente costosa. 

 

SCHEDA LIBRO
Autore: Samanta Schweblin
Titolo: Kentuki
Editore: SUR
Collana: –
Anno di pubblicazione: 2019
Pagine: 304
ISBN: 978-8869981791

Acquisto: Amazon.it : cartaceo copertina flessibile € 15,67, ebook: € 9,99

Riassumendo
  • 8.5/10
    Una distopia molto (troppo) vicina - 8.5/10
8.5/10

Quarta di copertina

Tutti desiderano avere o essere un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all’apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque

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