Ok, ok, ho passato la settimana in compagnia di due romanzi di narrativa leggera perché avevo voglia di niente, anzi leggerissima.

Nel caso del primo, Il negoziatore di Frederic Forsyth, vale la pena di proseguire la citazione musicale con “parole senza mistero”: a differenze di altri lavori di Forsyth, che ho apprezzato molto e che hanno anche accompagnato una certa parte della mia storia di lettore, Il negoziatore pare ricalcare un po’ tutti i cliché del genere senza quella capacità di sorprendere che è stata per qualche decennio un suo marchio distintivo (per intendersi, Il giorno dello sciacallo è un gran romanzo, Dossier Odessa si fa ricordare e Il pugno di Dio ha persino anticipato un po’ i tempi). Ricordavo di aver recensito maluccio La Volpe per le stesse identiche motivazioni: anche ne Il negoziatore tutto è un po’ scontato, dagli atteggiamenti del protagonista allo svilupparsi della trama, e in una spy story non può esserci nulla di peggio.

Ma terminato Il negoziatore ho messo le zampe su La coppia della porta accanto di Shari Lapena, un thrillerone che più thrillerone non si può e che trae avvio dall’incubo peggiore che ogni coppia di genitori potrebbe vivere: Anne e Marco Conti vengono invitati dai vicini di casa Cynthia e Graham ma durante la cena la loro neonata, pur controllata ogni trenta minuti, svanisce nel nulla.
Come giudico buono un thriller? Beh, quando non riesco ad anticipare nulla di ciò che seguirà. Non è neppure banalmente la “sorpresa”: è proprio il riconoscimento della capacità dell’autore di condurti verso la un vicolo cieco, di farti pensare a una colpevolezza che non c’è, disseminando di indizi e suggestioni il suo testo. Da questo punto di vista, La coppia della porta accanto è certamente riuscito, e gode di un finale che gli fa meritare una mezza stella in più.