Abbandonare un gatto ha le dimensioni e il ritmo dello scopo per cui è nato (sostanzialmente, un racconto – articolo per il New Yorker). Non è il testo fondamentale dell’opera di Murakami e come tale non verrà ricordato, ma sono 76 pagine che vale la pena affrontare per almeno un buon paio di motivi.
Per la prima volta, si svela un Murakami privato: lo stile narrativo è più simile a Underground (che è un bel tomo, uno splendido reportage giornalistico e non dovreste perdervelo) rispetto alla sua tipica narrativa, ma non meno affascinante: partendo da una serie di ricordi (tra cui quello di una gatta abbandonata in spiaggia e rientrata misteriosamente a casa), Murakami traccia una storia del suo rapporto con il padre e quindi, inevitabilmente come capita quando scendono in campo le grandi penne, di quello tra qualunque genitore e figlio. Delicatamente, emozionalmente, vero.
Aggiungo che il volume è impreziosito – mai termine fu più appropriato – dalle magnifiche illustrazioni di Emiliano Ponzi, che è riuscito in un piccolo miracolo: trasformare la poesia letteraria di Murakami in una poesia visiva evocativa ed emozionante.
Per me, motivi più che sufficienti per atterrare nella nostra libreria.
SCHEDA LIBRO
Autore: Murakami Haruki
Titolo: Abbandonare un gatto
Editore: Einaudi
Pagine: 76
ISBN: 978-8806246020
Quarta di copertina
Con “Abbandonare un gatto”, Murakami scrive per la prima volta della sua famiglia, e in particolare di suo padre.