Nonostante lo si sia proclamato già su tutti i canali, in un numero significativo di volte attraverso la voce diretta del suo autore, approfitterò di questo spazio per rilanciare l’avviso: QUESTA NON E’ UNA STORIA DI NATALE PER BAMBINI, è l’esatto opposto!

Tutto si sviluppa a partire dalla morte di Babbo Natale: è l’occasione per scoperchiare un mondo fatto di soprusi sugli elfi lavoratori, raccontare le condizioni in cui sono costretti a lavorare i riders della Befana e osservare renne poliziotte schierarsi a difesa dell’ordine costituito.

Evidentissimi i riferimenti alla nostra storia moderna così come l’impegno sociale verso cui ha virato l’opera novellistica di Zerocalcare: in un’oretta scarsa di lettura certamente ci si indigna, qualche volta si ride, per tutto il tempo si apprezza una costruzione narrativa che alterna simulazioni di giornalismo e fatti di cronaca in modo convincente ed originale.

Manca un po’, coperta dall’amarezza, quella sana e liberatoria ironia a cui Zerocalcare aveva abituato i suoi fan più accaniti. La punta di (mi spingo a dire) tristezza deriva da quel pizzico di cinismo che è andato forse fuori dose. Il che non toglie, sia chiaro, alcune trovate del tutto geniali (tipo che sull’altezza dei folletti e sulle scope spezzate sono semisvenuto).

SCHEDA LIBRO
Autore: Zerocalcare
Titolo: A babbo morto
Editore: Bao Publishing
Pagine: 240
ISBN: 978-8832735512

7/10

Quarta di copertina

Natale… i regali, il cenone, i parenti… ma ci avete mai pensato alle condizioni di lavoro dei folletti nella fabbrica di Babbo Natale? Zerocalcare sì, e vi racconta per la prima volta la scabrosa verità dietro al business della consegna dei regali.

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