L’assassino americano è uno di quei libri che pone delle domande senza risposta.
La prima è: ma se basta un singolo eroe americano a sgominare bande di russi o arabi, come mai gli States si sono impantanati in una serie di operazioni militari da cui hanno faticato e faticano terribilmente a uscire? E’ una domanda che nella mia mente nacque con la visione di mille film guerreggianti americani in cui un manipolo di marines collezionava stragi di crucchi e giapponesi rendendo incomprensibile la durata del secondo conflitto mondiale, e che Vince Flynn ha risvegliato.
La seconda domanda è: perché non provare almeno a tratteggiare un profilo del protagonista che vada almeno un po’ oltre il “sono incacchiato come un tifoso della Triestina dopo la finale col Pisa e quindi faccio il sedere a brandelli a tutti”? Mitch Rapp, giovane che ha perso la fidanzata in un attentato, sembra quasi non aver bisogno dell’addestramento a cui verrà sottoposto (in quelle che sono probabilmente la pagine più salvabili del romanzo): si percepisce un senso di alienazione e di sdoppiamento delle personalità delle reclute che apre alcune finestre potenzialmente interessanti.
Quando Mitch inizia le sue missioni, la trama si sfilaccia, l’azione vorrebbe farsi vibrante ma zoppica, il finale è scontato come un aspirapolvere durante il Black Friday. Qualche ora di ipotetica adrenalina, poco di più.
SCHEDA LIBRO
Autore: Vince Flynn
Titolo: L’assassino americano
Editore: True Crime
Pagine: 349
ISBN: 978-8866883623
Quarta di copertina
Dopo decenni di spietata Guerra fredda, gli Stati Uniti si trovano in una posizione sempre più vulnerabile. Thomas Stansfield, veterano e capo della CIA, sa che l’identità del prossimo nemico è più sfuggente che mai. Per combatterlo con le sue stesse armi chiama la sua protetta, Irene Kennedy, e il suo vecchio collega, Stan Hurley, per formare un nuovo gruppo di agenti sotto copertura.