Con il nobile e personalissimo intento di volerci raccontare la storia della sua famiglia e quella di un padre ingombrante, Martin Pollack ci accompagna in realtà in un viaggio nell’Europa del Novecento, con un focus naturale e particolareggiato nella cosiddetta “Mitteleuropa”, definizione a cavallo fra storia e geografia che ha prodotto (e produce!) una vivacissima vena letteraria.
Lo ammetto immediatamente: Il morto nel bunker non mi ha convinto al 100%. Ne ho sofferto in particolare la parte iniziale, in cui il racconto si concentra sulla storia dei nonni e dei bisnonni dell’autore, originari della nella Stiria meridionale (regione oggi collocabile in Slovenia). Il libro decolla successivamente, quando la biografia del padre di Pollack si interseca profondamente con la storia dell’avvento del nazismo – di cui fu localmente un protagonista – , della guerra e del dopo-disfatta, e quando il racconto si innesta nella storia familiare navigando nel (temo tipico) riserbo del dopoguerra germanico. In famiglia il ricordo del padre, nel frattempo ucciso e abbandonato in un bunker, diventa ingombrante: è la parte del libro che mi ha convinto di più, anche se non raggiunge livelli di riflessione più alta “alla Uwe Timm”, pagine in cui i sentimenti di vergogna e incomprensione di quanto è accaduto diventano decisamente più coinvolgenti.
SCHEDA LIBRO
Autore: Martin Pollack
Titolo: Il morto nel bunker
Editore: Keller
Pagine: 288
ISBN: 978-8899911386
Riassumendo
Martin Pollack, con una qualità letteraria, storica ed etica uniche, ripercorre la storia della propria famiglia partendo da un piccolo fazzoletto di terra nell’Italia del Nord, in quell’Alta Val d’Isarco che incanta con i propri paesaggi e dove, nel 1947, viene ritrovato il cadavere di suo padre, ufficiale delle SS in fuga perché criminale di guerra.