Non so se sia perché sono passati trent’anni tondi tondi – come quelli dell’omonima guerra innescata nel Seicento da una nuova specialità olimpica, il lancio del nobile dalla finestra – ma il 1990 si riaffaccia di tanto in tanto alla mia memoria. Ho appena finito di ricordare la compagnia dolce-amara di Asimov ed ecco affacciarsi Lucarelli con il suo L’inverno più nero, rientro sulle scene del commissario De Luca che proprio nell’anno dei Mondiali con il nome della mascotte scelta con le schedine aveva fatto il suo debutto nel panorama giallo italico.
Qui la fortuna è tutta familiare: significativamente più vecchio di me, FratelloGiornalista è stato il faro per addentrarmi nel dorato mondo della lettura prima e – più specificatamente – dei romanzi del mistero poi, spesso anticipando clamorosamente le tendenze. Tipo che quando in casa comparve il primo Sellerio con De Luca, non sono certissimo si trattasse di un fenomeno letterario noto come divenne negli anni successivi, al punto da meritarsi una imitazione che è diventata linguaggio comune (Paura, eh?).
E quindi, eccomi qui dopo aver chiuso l’ultima pagina de L’inverno più nero. Un romanzo giallisticamente complicato, che vede De Luca coinvolto nelle indagine di non-uno-non due-ben tre omicidi: un professore, un ingegnere e una SS. Già, perché le indagini di De Luca ci conducono in una Bologna occupata dai nazisti, in continuità storica con i primi romanzi della serie, ambientati in pieno Ventennio. E benché l’intricarsi delle tre vicende possa sembrare puro sfoggio di bravura, il romanzo resta solido ed equilibrato: certo, De Luca si affida moltissimo all’istinto e questo può sembrare frustrante, ma il trucco è lasciarsi trascinare dall’ambientazione e dalla Storia, quella con la S maiuscola che Lucarelli è maestro nel raccontare persino con lo sfondo nerissimo della finzione letteraria.
SCHEDA LIBRO
Autore: Carlo Lucarelli
Titolo: L’inverno più nero
Editore: Einaudi (Stile Libero Big)
Pagine: 312
ISBN: 978-8806242442
Riassumendo
1944, Bologna sta vivendo il suo «inverno più nero». La città è occupata, stretta nella morsa del freddo, ferita dai bombardamenti. Ai continui episodi di guerriglia partigiana le Brigate Nere rispondono con tale ferocia da mettere in difficoltà lo stesso comando germanico.