Deve essere già emerso su queste pagine che MoglieRiccia insegna. Ora, tra i tanti effetti duraturi del Covid c’è anche quello di aver ridefinito la categoria degli “eroi”, ma io vi assicuro che da tempo vi avrei iscritto i nostri concittadini che, tra la definizione di un piano formativo che non leggerà mai nessuno e la riscrittura di predisposizione di una griglia valutativa su dodici facciate word, trovano il tempo e le energie per entrare in una classe cercando di contribuire a trasformare i nostri figli in “Uomini e Donne” capaci di riflettere, ragionare e prendere posizione andando dodici chilometri più in alto dell’omonima trasmissione.

Anni fa, ho avuto il privilegio di ascoltare il discorso di fine anno di una sua Preside. Raccontava l’emozione di un lavoro che è spesso una missione, e soprattutto salutava una quinta, sottolinenando con una passione che ancora mi commuove la straordinaria opportunità che vive chi lavora nella scuola: quella, normalmente riservata ai genitori con numeri inevitabilmente minori, di veder crescere i ragazzi, di vederli passare dal primino “palla-calcio-palla-calcio” al giovane uomo appassionato di ecologia e cosciente della sua presenza nel mondo (passando, come ci son passato io, per la fase “tette-tette-tette”, certo).

MoglieRiccia mi ha regalato con il suo lavoro e la sua passione la possibilità di vivere questa emozione esaltante; in forma certamente “di sponda”, ma vi assicuro emozionante.

Quando ho chiuso l’ultima pagina di Portami il diario di Valentina Petri – e quante sere a letto a leggere i post della sua pagina Facebook! – ho avuto quella sensazione lì: salutavo – di sponda – i ragazzi di Valentina, dopo averli visti crescere, amare, dannarsi. E dopo aver riso fino alle lacrime, ho avuto un bellissimo, sincero, sentitissimo groppo alla gola.

SCHEDA LIBRO
Autore: Valentina Petri
Titolo: Portami il diario
Editore: Rizzoli
Collana: Rizzoli narrativa
Pagine: 416
ISBN: 978-8817146401

9/10

Riassumendo

“All’ultima ora hanno fatto cose che vanno dalla palestra all’officina, passando magari per un’ora di supplenza, oppure sono stati a pascolare nel laboratorio di informatica cercando di eludere i firewall della scuola. E poi arrivo io, apro la porta e mi chiedo se per caso nella borsa non abbia un calmante per sedarli, un anello per domarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Altro che pistole, caro Trump, la vera arma in dotazione agli insegnanti dovrebbe essere quel fucile con cui si sparano i sonniferi agli elefanti. Invece sotto il braccio ho la mia unica arma di distrazione di massa: il libro di letteratura.”

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