Non cadrò nell’errore di inoltrarmi nella stantia discussione fra “leggere cartaceo ” e “leggere ebook” (mi sembra che il punto non sia come si legge, ma quanto e soprattutto cosa). E non mi impegnerà la discussione fra “libro che deve rimanere intonso” e “il libro va vissuto anche fisicamente” (comunque le orecchie alle pagine MAI). Però è una fortuna che io abbia letto Come cavalli che dormono in piedi di Paolo Rumiz in elettronico, altrimenti avrei finito per torturare le pagine di sottolineature, punti esclamativi, disegni di faccine che esprimono sorpresa.

Rumiz scrive meravigliosamente. In questa sua opera d’arte in forma letteraria racconta la storia e il destino di chi – nel Trentino o a Trieste – scelse o fu costretto a indossare la divisa austroungarica, condannandosi alla damnatio memoriae. Lo fa con il suo stile inconfondibile, una scrittura lieve eppure infinitamente intensa, ricolma di Pensiero e di evocazioni, a tratti persino struggente. 

Scrive dei miei concittadini, immaginando un dialogo in treno con un emiliano: “Ma alla fin fine, gentile forestiero padano, mi basta che tu sappia una cosa. Noi qui si fa più fatica di altri a capire chi siamo. Sulla frontiera ogni viaggio è nelle pieghe dell’anima e ogni grotta del Carso è un abisso della mente. Mi è sufficiente che tu impari che qui a Nordest, nell’angolo in alto a destra della carta geografica, speleologi e psichiatri fanno in fondo lo stesso mestiere.”

Come fai a non sottolineare, ringraziando di esserti deciso a leggere Paolo Rumiz? 

SCHEDA LIBRO
Autore: Paolo Rumiz
Titolo: Come cavalli che dormono in piedi
Editore: Feltrinelli – I narratori
Pagine: 261
ISBN: 9788807031045

8/10

Riassumendo

Nell’agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’Impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. 

Rispondi