Leggendo Tempo curvo a Krems di Claudio Magris mi è venuta in mente un’immagine, assolutamente inadatta alla grandezza di uno dei più giganteschi autori viventi. Ma vabbè, tanto qualunque riga mettessi giù sarebbe infinitamente piccola, quindi ok.

Nel ricordo, ci siamo io e MoglieRiccia in macchina. E’ la prima volta che viene in regione, e stiamo tornando da Trieste verso casa dei miei; siamo sulla costiera, potrei indicare esattamente in che punto. La radio (o un suo cd) passa Please, Please, Please Let Me Get What I Want dei The Smiths, io le dico “sempre pensato che questa canzone sia troppo breve per quanto è bella”, lei mi guarda e mi dice “l’ho detto spesso anche io”.

Ecco, andando oltre i miei occhi a cuoricino ammorbiditi dal ricordo, le pagine di Magris sono troppo belle per essere così brevi. Anche quando non hai tra le mani – come in questo caso – una raccolta di racconti piuttosto brevi, hai la nettissima sensazione che le parole, le frasi, i paragrafi dovrebbero tendere all’infinito e regalarti continuativamente quella sensazione di altissima letteratura.

Potrei spiegarvi che nei cinque racconti che compongono Tempo curvo a Krems hanno un ruolo di primo piano la fragilità, l’anzianità, inevitabilmente il tempo che passa e i suoi segni sulla pelle e sul cuore. C’è ambiguità intellettuale e filosofica, poesia, un po’ di autobiografia, profondità, realtà viva e irrealtà. Ma in fondo, importa?

Se volete leggere, leggere davvero, questo qui è per voi.

SCHEDA LIBRO
Autore: Claudio Magris
Titolo: Tempo curvo a Krems
Editore: Garzanti – La biblioteca della spiga
Pagine: 88
ISBN: 978-8811608257

8.5/10

Riassumendo

I cinque protagonisti di questi racconti si ritrovano tutti a fare i conti con un tempo che sembra non avere inizio né fine, corrente di un fiume che conduce alla foce e alla sorgente.

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