Prima di tutto fatemi indulgere in una valutazione puramente estetica: ma quanto è bella questa edizione di Mauro Pagliai Editore! Sono sempre felice di ampliare l’ormai corposo scaffale tergestino della nostra libreria, ma in questo caso – grazie a una veste grafica accattivante, una volumetria lontana dal classico e anche una bella carta – il piacere è doppio.

In realtà, il piacere è diventato triplo (e poi quadruplo, e via contando) durante la lettura di Trieste è un’altra: con un facile gioco di parole – uno di quelli a cui non so resistere – l’autore mostra di cogliere in pieno alcuni degli aspetti più intriganti dello “spirito” della città. E non è un caso: Spirito, casertano di nascita, è triestino di adozione, vive e lavora nella città della Bora e – il che non guasta – è scrittore di razza, capace di raccontare i volti di un territorio segnato dalla Storia.

E’ un racconto umanissimo, delicato eppure preciso. Un viaggio – alla giusta velocità – fra ferite e bellezze, fra luoghi noti ed altri che sorprenderanno il turista più scafato (e magari anche qualche concittadino).

Su tutte, memorabili le pagine su Porto Vecchio. Ed è con questo sfondo che declina il mio 2019 letterario.

7.5/10

Quarta di copertina

Un reportage narrativo nei luoghi simbolo di Trieste. Dal Porto Vecchio all’Hotel Balkan, dal Molo Audace al cimitero di Sant’Anna, un viaggio in dieci tappe dentro la città di Svevo e Saba, eterna terra di frontiera sempre in bilico tra un passato mitizzato e un presente immobile. L’autore descrive in prima persona il suo percorso in motocicletta attraverso zone sconosciute ai turisti e a volte anche agli stessi triestini, ricostruendo attraverso le testimonianze e i ritratti di numerosi personaggi la storia moderna della città.

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