Mi hanno parlato con entusiasmo di Tokio Express del giapponese Matsumoto Seicho e io, che non so resistere al fascino di una bella fascetta in libreria, mi sono fatto tentare da La ragazza del Kyushu, titolo che mi ha appena fatto battere il record di tentativi di scrittura corretta di una parola nipponica.

La trama prende una sua direzione gialla con l’incontro tra un celebre avvocato penalista di Tokyo e una giovane ragazza proveniente dal Kyushu (arridagli) che si presenta nel suo studio senza appuntamento per cercare di convincerlo a difendere il fratello accusato dell’i omicidio. Tentativo non coronato dal successo, tanto che il fratello della protagonista sarà condannato alla pena capitale e si suiciderà in carcere, dando il via al gelido piano di vendetta della sorella, perché “Tutto il sistema penale è colpevole, se i poveri non possono ottenere giustizia”.

Diciamo immediatamente che per lo scafato lettore di oggi – magari con qualche centinaio di noir alle spalle – il finale è piuttosto telefonato. Ciò premesso, la scrittura precisa e venata di pacatezza di Matsumoto Seicho conquista e avvince, e il desiderio di affrontare anche Tokio Express è ancora lì.

Non ho mai visto una foto di Matsumoto Seicho né andrò a cercarne una: mi piace mantenere nella mente un fumetto tutto personale in cui il nipponico mi appare come una sorta di Simenon con gli occhi a mandorla e un narghilè al posto della pipa. Lo stile è molto simile, con quella umana attenzione alle vite e alle miserie dei personaggi, pienamente ritratti nella loro esistenza senza inutili distanze dal reale.

SCHEDA LIBRO
Autore: Matsumoto Seicho
Titolo: La ragazza del Kyushu
Editore: Adelphi (Fabula)
Pagine: 208
ISBN: 978-8845933967
Prezzo (amazon.it, 15% sconto): cartaceo con copertina flessibile: euro 13,20, ebook euro 8,99

7/10

Quarta di copertina

In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, il volto pallido dai tratti ancora infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio». Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyūshū per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo.

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