L’altra sera io e MoglieRiccia ci siamo commossi con “Where are you?”. È un documentario magnifico, nato da un’idea geniale di Massimo Sestini, autore di uno degli scatti più iconici e rappresentativi sui fenomeni migratori che investono il Mediterraneo. 

È una foto dall’alto, scattata da un elicottero: riprende un gruppo di migranti su una barca alla deriva nel momento in cui, grazie a quell’elicottero, comprendono si poter essere tratti in salvo. Inevitabilmente, guardano tutti in su: chi si sbraccia, chi mostra una neonata, chi agita una maglietta. È una foto che è un vero ritratto di Speranza. E Sestini, coadiuvato da una serie di associazioni, ha voluto cercare quei migranti oggi, e scoprire dove si è diretta la loro vita. 

Ci ho ripensato ieri sera, posando per l’ultima volta sul comodino Seppellite la mia pelle in Africa, una raccolta di racconti e poesie dell’eritreo Hamid Barole Abdu (la lettura si inserisce nel contesto del mio Giro del mondo letterario, naturalmente). Ci ho ripensato perché nel volume – ottima edizione di Artestampa – ho percepito angoscia, amarezza, persino sofferenza, ma non ho visualizzato attimi di speranza. Sprazzi di desiderio, questo sì, ma non vera e propria speranza.

Sono due volti dello stesso satellite celeste, ognuno dei quali dignitoso e vero. Crescere è (anche) abituarci a guardare tutte le sfumature.

SCHEDA LIBRO
Autore: Hamid Barole Abdu
Titolo: Seppellite la mia pelle in Africa
Editore: Edizioni Artestampa
Pagine: 224
ISBN: 9788889123249
Prezzo: cartaceo copertina flessibile: € 12,00

7/10

Riassumendo

La sofferenza del migrante in prosa e poesia

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