Mi sono lasciato abbindolare da Battle Royale per colpa (merito?) di una delle liste di GoodReads: dettagliatamente, è l’elenco delle distopie, genere letterario che mi ha sempre intrigato alquanto (e il numero di libri in stato “read” che ho trovato nell’elenco lo testimonia ampiamente). Come uno che rientra in Italia a settembre dopo quattro mesi al Polo Nord e non si capacita del motivetto spagnolo canticchiato da decine di persone in un bar, devo essermi perso una universale fase Battle Royale, se è vero che – alla ricerca di aiuto nella comprensione dei personaggi, ne parlerò – ho scoperto online un universo di appassionati.

Due parole sulla trama, rubate direttamente a una quarta di copertina: “Repubblica della Grande Asia dell’Est, 1997. Ogni anno una classe di quindicenni viene scelta per partecipare al Programma. (…) Convinti di recarsi in una gita d’istruzione, i quarantadue ragazzi salgono su un pullman, dove vengono narcotizzati. Quando si risvegliano, lo scenario è molto diverso: (…) i ragazzi vengono costretti a partecipare a un “gioco” il cui scopo è uccidersi a vicenda. Finché non ne rimanga uno solo.”.

Ecco. Letto così, sembra accettabile. Persino originale, se si considera che la prima pubblicazione risale al 1999, quasi un decennio prima di Hunger games a cui – lo so – stavate pensando.

I problemi risiedono nei personaggi. Certo, il fatto che solo i ragazzi coinvolti siano 42 (42!), oltre alla inevitabile giapponesità dei nomi che ce li rende difficili da ricordare, non aiuta. Ma il punto non è neppure questo, è proprio che la credibilità complessiva che non regge: oltre ad essere fastidiosamente “assoluti” (buonissimo, cattivissimo, modelissima, studiosissima ma sfigatissima, etc.), i protagonisti sono fa-sti-dio-si nell’improbabile capacità di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dai loro aguzzini. Dall’hacker iper-esperto al quindicenne in grado di maneggiare con perizia un mitragliatore, per arrivare al fine guaritore, si vive un senso di irrealtà che – certo! – è parte della finzione distopica, ma che non aiuta affatto nell’immedesimazione.

Tanto più che questi assolutismi sono funzionali alla narrativa ma mai approfonditi: penso al “game master”, personaggio ovviamente orribile, cattivo, sadico, aggiungi-aggettivo-tremendo-a-scelta: mai una riga che spieghi perché, mai un momento in cui il lettore sia chiamato a confrontarsi con ciò che ha realmente prodotto questa realtà alternativa.

Un romanzo ricco di occasioni perse.

SCHEDA LIBRO
Autore: Koushun Takami
Titolo: Battle Royale
Traduzione: T. Faraci
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Fantastica
Pagine: 613
ISBN: 978-8804663928

  • 5.5/10
    - 5.5/10
5.5/10

Riassumendo

Poche lodi e alcune infamie

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