Ok, è dicembre, il che equivale a dire che – per il lavoro che faccio – il tempo per la scrittura è infinitamente limitato. In realtà, è molto peggio di così: dal 30 novembre tengo una foto di MoglieRiccia in tasca perché non so per quante ore la vedrò, l’hard disk del MySky tende ad esplodere per i programmi registrati, mi sfugge il dipanarsi della stagione NBA e altre cose così.
Ma, complice il lungo tragitto metropolitano, la lettura è sempre una fantastica compagnia e nella prima decade di dicembre mi hanno allietato:
Ranocchio salva Tokyo di Haruki Murakami: meravigliosamente illustrato da Lorenzo Ceccotti, è il classico racconto da fine anno (durata una decina di fermate della rossa) che verrà considerato uno spremisoldi per affezionati a cui non riesco a resistere. Il solito, immenso Murakami, anche nelle poche righe che costituiscono un (innegabile) bel prodotto editoriale. Difficile da spiegare, ma fra Conciliazione e Pagano ero già entrato nella fase “certo, un ranocchio gigante che deve salvare Tokio da un terremoto, perché no?”. Incredibile.
Comandante supremo di Tom Clancy / Mark Greany: francamente mi sfugge la relazione fra la morte del più compianto autore americano di militar-tecno-thriller e la continua uscita di nuovi romanzi (l’ultimo è dei primi del 2017 nella sua versione italiana, “Sfida totale”), ma che importa? Nel nuovo capitolo della sua saga più riuscita, il Presidente Jack Ryan deve fronteggiare la riluttanza degli alleati NATO a comprendere che le mire espansionistiche di una Russia sinistramente simile a quella putin-iana non sono terminate: la Lituania sembra un obiettivo a portata di mano e i primi ministri del Vecchio Continente non sembrano esattamente pronti a mettere sul piatto dei morti per Vilnius.
Ho rimpianto i pochi combattimenti, non la costruzione narrativa che – nei suoi capitoli finali – ha l’accelerazione di un Mk 48.