Ultimamente, ogni volta che qualcosa stimola i miei neuroni sul tema del talento mi viene in mente Leroy Merlin. Mi rendo conto che l’affermazione è impegnativa per cui vado (compatibilmente con l’orario e forse privo della necessaria lucidità) a dettagliare.

Sabato scorso i Coniugi23 si sono goduti l’intervista di Federico Buffa ad Andrè Agassi: è stato semplice negoziarsela, perché io adoro qualsiasi cosa faccia l’Avvocato e lei era rimasta molto colpita da Open, la biografia di uno dei tennisti più pensatori del secolo scorso. C’è stato un momento dell’intervista in cui si è ricordato il curioso metodo educativo di Agassi senior: figlio in campo all’alba e macchina sparapalline per un consuntivo a fine anno di circa 1.000.000 (un milione!) di dritti e rovesci.

Ok. Ma quanto un allenamento del genere (oltretutto praticato fin dalla più tenera età) può aver “creato” un Campione? Ho una esperienza limitata e adolescenziale con il tennis, ma mi pare di poter affermare – e David Foster Wallace credo confermerebbe – che l’estrema competenza tecnica sia solo una delle chiavi di successo in uno sport che è visione, psicologia, tattica, comprensione dell’attimo. In una parola, talento.

Ed eccoci qui, quindi. Al Talento. Eccoci qui. Da Leroy Merlin.

Se c’è un luogo che mi provoca un forte senso di disagio – dopo lo stadio Friuli, sia chiaro – questo è proprio Leroy Merlin. E’ l’ambiente che mi ricorda, ogni volta in modo più cristallino, che non sarò mai un maschio Alfa (ma sono bravo ad essere un maschio Alfo).
Ogni volta che mi avvicino a LM, dalla porta scorrevole escono uomini con listelli di legno lunghi due metri, una motofalciatrice a motore atomico, una sega circolare con punte diamantate e altri attrezzi che ero convinto popolassero solo la fantasia dei cartoonist super-eroistici giapponesi. Poi entro – in genere perchè ci serve un barattolo di pittura bianca, standard – e c’è quello che testa un set di trapani a conduzione magnetica, quello che mugula di piacere davanti a uno sminuzzatore di detriti marmorei, quello che annuisce convinto dopo aver osservato due modelli apparentemente identici di scortecciatori professionali. Hanno lo sguardo sicuro di chi può prendere in mano un saldatore ad arco Tecnoweld senza temere per la vita dei propri cari. Hanno le mani grandi come badili ma testano con proprietà e leggerezza un mini-trapano con disco abrasivo, mentre io compro un set di cacciaviti a punta e corro al reparto anti-infortunistica perché non si sa mai.

Questa foto scomparirà dal browser di mia moglie in 4… 3… 2… 1…

E allora, davanti agli occhi esterrefatti di mia moglie si compie la trasformazione: comincio a blaterare che non posso vivere senza una levigatrice palmare, mi avvicino ad un tosaerba con motore 150 cc (non abbiamo un giardino), cerco di immaginare come starebbe bene un adesivo della Curva Furlan sul manico di un tassellatore Bosch, mi lancio sui cassetti che contengono viti e fisher riempiendomi le tasche quasi fossero M&M’s.

Ma no, non c’è niente da fare: io quel Talento lì non lo avrò mai. Ho raggiunto il meglio dell’esperienza bricolagesca nel 2007 tassellando un elemento top di una Billy pericolante, e voglio ritirarmi all’apice della mia carriera.

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