Fino al prossimo 25 settembre 2016, hai un motivo in più per visitare Berlino. E’ una mostra di fotografia ed è ospitata da uno dei luoghi più suggestivi e significativi d’Europa.
Se scendi dalla U-Bahn alla stazione di Berlin Warschauer Strasse, ti basterà seguire il flusso di gente: sono diretti verso l’East Side Gallery, oggi considerata la più lunga galleria d’arte all’aperto del mondo. E’ costituita da più di cento murales dipinti sul lato orientale (da qui il nome) del Muro di Berlino, in una porzione del più assurdo simbolo di divisione del globo conservata proprio per ospitare espressioni artistiche provenienti da ogni parte del mondo. Avrai certamente avuto modo di osservare le riproduzioni del bacio fra Honecker e Brežnev o quelle della (traballante) Trabant che sfonda il muro stesso.
Per una volta, però, ti consiglierò di andare letteralmente dall’altra parte del Muro. Il “retro” delle lastre di cemento risparmiate dai picconamenti del 1989 ospita infatti “War On Wall“, una mostra fotografica di Kai Wiedenhöfer che racconta i tragici effetti della guerra in Siria sulla popolazione locale.

Le foto di War on Wall sono splendide, per quanto possano essere splendide delle immagini che raccontano una tragedia umanitaria; quello che impressione, però, è il silenzio. Dall’altra parte scolaresche vocianti, giapponesi in fila (ordinata) per un selfie davanti alla Trabant, reflex che scattano a ripetizione, gente che legge a voce alta la storia del Muro. Di qua, un silenzio irreale, il mormorio lievissimo della Sprea, il cigolio di una bicicletta portata a mano.
Dal turista pensoso al berlinese, dall’anziano che ricorda l’Est Europa al giovane con capigliatura alternativa, nessuno fiata. C’è un rispetto davanti al vissuto altrui che supera ogni steccato, ogni differenza, ogni muro. Appunto.
