Mi rendo conto che ci son cose più serie di cui occuparsi, ma prendiamoci un istante di respiro da camion impazziti fra la folla e treni lanciati sullo stesso binario: da sempre l’antidoto più lieve per un momento di dolore e di sgomento è il ricordo, e un ricordo collettivo di felicità può aiutare, anche se per un brevissimo lasso di tempo.

Era l’estate del 2006, dai giornali scoprivamo che tutto quello che avevamo visto allo stadio e in televisione negli ultimi anni era puro teatro. La versione italica di un incontro di wrestling in cui tutto è già scritto e stabilito e le botte non fanno neppure troppo male. Una farsa gigantesca che ci aveva fatto pensare che non ci saremmo più avvicinati a un campo di pallone senza il sospetto che si trattasse di una semplice rappresentazione.

(A me il dubbio era sorto in realtà un paio di anni prima dopo un Napoli – Triestina 2-1, ma rabbia e infelicità devono stare lontane da questo post)

In quell’estate, poco alla volta ci affezionammo a un gruppo di calciatori a cui, tre mesi prima, avremmo probabilmente lanciato parole poco edificanti: Cannavaro-Kannavaro, i gol di Materazzi che indica in cielo la mamma, Inzaghi che corre verso la porta e non la passa nonostante le implorazioni di un intero popolo, Gattuso che corre per una quantità insensata di chilometri, Nesta che ci commuove con l’ennesimo sfortunato infortunio. E poi quella notte – che notte! – con Buffon che fa l’alpino sul Grappa, i pali tedeschi che tremano per i nostri tiri e le nostre imprecazioni, Grosso che la piazza a giro, mio fratello Luca che mi chiama per una partita di pallone (evento mai ripetutosi), io che mi rompo un dito del piede correndo giù dalle scale dopo i settanta metri di scatto di Del Piero.

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E la mamma di Materazzi che guarda di nuovo giù, ma a Berlino, e Trezeguet che prende la traversa, e De Rossi che ha il coraggio di un Mondiale quasi buttato via per una gomitata e va sul dischetto tranquillo come un ragioniere allo sportello, e Grosso che la gonfia di nuovo, Oddo ubriaco, l’aereo degli Azzurri che atterra e le Frecce che tracciano il tricolore, due milioni a Roma a cantare l’inno.

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Con “La nostra bambina“, scopriamo che Buffon in ritiro ha rischiato un piede per una vetrata divelta dopo una sconfitta al tavolo di ping pong, Peruzzi ha ingoiato una pizza intera, Ringhio ha indossato la stessa tuta per un mese intero e Lippi ha pescato a mani nude un pesce in un laghetto. Con la collaborazione di Alessandro Alciato, il Capitano di quella avventura incredibile racconta i retroscena di una estate incredibile e ci ricorda che a volte la Storia può andare nella direzione giusta. Mi ci aggrappo con la memoria.

SCHEDA LIBRO
Autori: Fabio Cannavaro, Alessandro Alciato
Titolo: La nostra bambina. 2006-2016. I primi 10 anni di una Coppa del Mondo ccon 23 papà
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2016
Pagine: 205
ISBN: 978-8817089791
Prezzo: 13,60 € (8,99 € in formato ebook)

LINKOGRAFIA
Il gol di Del Piero in Italia – Germania raccontato dai protagonisti (Fonte: SKY / Youtube.com)
Il ritorno in Italia (Fonte: Youtube.com)

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