Il nuovo romanzo di Gianni Biondillo non segna solo il ritorno – più che mai gradito – dell’ispettore Ferraro. “L’incanto delle sirene” é un vero e proprio manifesto della scuola italiana del giallo.
In realtà mi lascio andare con una espressione sicura a una affermazione contestabilissima: mi si potrà obiettare che esistono dei grandi giallisti italiani ma che questo non determina necessariamente la presenza di tratti comuni. Eppure, nella letteratura di genere per come l’ho frequentata negli ultimi quindici anni – con una certa assiduità, lo confesso – mi è parso di intravedere elementi di raccordo su cui non riesco a tacere. Sono elementi che nell’ultimo Biondillo appaiono felicemente sintetizzati.
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First of all, l’attenzione al sociale. Ancora una volta, l’ispettore Ferraro ci incanta con la sua ruvida umanità e con il forte attaccamento alle sue origini di periferia, e non si tratta di una sorpresa ma di una splendida costante. In questa sua ultima fatica, Biondillo si dedica anche al tema attuale è tragico dei migranti: Occhiblu vi entrerà prepotentemente nel cuore per non uscire più. Ed ecco dunque un altro tratto tipico della nostra letteratura gialla: un aggancio al reale e a quello che ci colpisce quotidianamente, in un rimando continuo che ci costringe a rimettere in discussione opinioni e punti di vista. In questo, Gianni Biondillo è letteralmente un maestro.
L’ambientazione milanese è naturalmente un plus per chi ami atmosfere e angoli meneghini. Che vi piaccia o no Porta Nuova (e il Nostro ha una opinione chiara in proposito) “L’incanto delle sirene” è un romanzo da leggere e rimpiangere, una volta superata l’ultima pagina.
  • 8.5/10
    - 8.5/10
8.5/10

Riassumendo

Cosa volere di più da un romanzo giallo?

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