Mi son fatto l’appendicite acuta a 39 anni e rotti. Il che potrebbe anche risultare fastidioso (e lo è stato) e anche doloroso (e, mannaggia al Friuli, lo è stato), ma si trascina dietro una serie di micro-riflessioni che mi gironzolano nel cranio da qualche giorno.

1. Il mistero dell’anestesia
Per la prima volta nella mia esistenza ho testato l’anestesia totale, e ancora non me ne capacito. Tra gli spasmi addominali tipo “puntata del Trono di Spade girata nel basso ventre” precedenti il seppuku chirurgico, e durante quei momenti in cui vieni trascinato da un barelliere attraverso i corridoi di un ospedale a velocità da Formula Uno schivando attrezzature e altri pazienti per circa sei millimetri, hai un sacco di tempo per prepararti: immagini il momento della mascherina sul volto, l’anestesista che ti chiede di contare all’indietro da dieci (io mi ero preparato la formazione dell’Unione del 2003/2004), ‘cetera ‘cetera ‘cetera.
In realtà, appurato che la mascherina disponibile era troppo piccola per il mio naso (…), l’anestesia me l’hanno sparata direttamente in vena senza preavviso, per cui ricordo una sorta di addormentamento-ultrarapido difficile da definire, il pensiero ai ricci più belli del mondo e… TAC… ti sembra di aver solo chiuso gli occhi meno di un secondo prima e sei nella tua stanza con quella Santa Donna che ti ha sposato che ti batte amorevolmente sulla mano.

Cioè, davvero, è una roba filmica, totalmente cinematografica: chiudi gli occhi, li riapri e sei in uno spazio e in un tempo totalmente diverso. La Terra ha girato, qualcuno ha pianto, due adolescenti si sono baciati per la prima volta, è nato un labrador, una famiglia ha passeggiato nervosamente in una sala di aspetto, un prete ha servito Messa, un celebre romanziere ha scritto la parola fine al suo ultimo lavoro, un cuoco ha terminato il filetto al pepe verde, da qualche parte deve persino essere sbocciato un fiore. E tu hai soltanto chiuso gli occhi.

tramonto

2. L’età
Il bello-brutto dell’appendicite è che è una malattia apparentemente infantile. Cioè, la maggior parte di quelli che conoscete l’ha fatta prima dell’esame di terza media, giusto? Ecco.
La naturale conseguenza è che il ricordo medio dell’appendicite è “mi faceva male la pancia – mi hanno fatto un taglietto – tre giorni dopo era a casa – tre giorni dopo ancora ed ero al campetto a giocare a mosca cieca con gli amici e a mostrare la cicatrice alle femmine dietro i cespugli”.
Come dicono a Oxford, staminchia. Fattela a 40 anni e per i tre giorni successivi alle dimissioni lo sforzo di sollevare un cucchiaino ti provocherà il fiatone, la TV apparirà lontanissima anche se sei in cucina e il terrore con cui guardi l’irrangiungibile romanzo sul comodino vale una scena di Shining.

Naturalmente l'età avanzata non impedisce di... (appendicite)
Naturalmente l’età avanzata non impedisce di…

3. Stephen Curry
Lunedì mi hanno rimandato a casa, martedì mattina ovviamente mi sono svegliato all’alba con la sensazione di un pallone da spiaggia che si gonfiava (dolorosamente) e sgonfiava (altrettanto) dalle parti dell’ombelico. Trangugiando Paracetamolo come morbide FruitJoy a cui resistere non puoi ho acceso la TV e stava iniziando (live) il supplementare di Golden State. Un tizio con il fisico del mio vicino di casa ne ha piazzati 17 al rientro da un infortunio piuttosto serio, dopo aver sbagliato nove bombe di fila e infilando un paio di canestri e un rimbalzo d’attacco totalmente insensati. Ho pensato che stavo vivendo quel momento in diretta con alcuni altri milioni di esseri umani: ecco, quello sarebbe stato un brutto momento per chiudere gli occhi.

(se ve lo siete persi, qui il video)

Comunque volevo rassicurare tutti, sto bene. E se già prima non potevo capire come avesse fatto Mishima a suicidarsi con il rituale samurai, oggi lo capisco ancor meno.

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