Qui si tratta di mettere insieme tre cose.

La prima è il mio interesse per la Storia contemporanea: azzarderei l’utilizzo del termine “passione” se non fosse che la ricerca storiografica e il sentimento vanno poco d’accordo. In ogni caso, sono da sempre convinto che tornare indietro di settanta o cento anni aiuti moltissimo a capire cosa cavolo stia succedendo oggi.

La seconda è l’amore per le storie di sport: con il tempo – e con delle belle letture – mi sono scoperto a verificare quanto dell’animo umano, delle caratteristiche di una nazione e del suo popolo, di un’epoca (eccoci qua) storica si possa capire guardando con un filo più d’attenzione gli eventi occorsi su un campo di pallone, sotto un canestro e una retina, tra le corsie di una pista d’atletica.

La terza è quest’uomo qui: uno che ascolterei per ore perfino se mi declamasse la lista della spesa, uno che vorrei sentir parlare fino a perdere l’udito, uno che ho avuto l’onore e la fortuna di frequentare grazie a una favorevole congiuntura lavorativa.

l'ultima estate di berlino

Ecco: fai la somma di storia + sport + Federico Buffa (qui coadiuvato dall’ottimo Paolo Frusca) ed esce fuori un memorabile racconto delle Olimpiadi del 1936 in forma perfettamente romanzata, con personaggi che appartengono all’Eden degli Eroi Sportivi (uno su tutti, Jesse Owens) e altri che si arrendono alla tragica piccolezza di una ideologia senza senso.

Aggiungi all’equazione un genio con i capelli ricci che associa un nome che dovrebbe dirle poco alle mie passioni e me lo fa trovare sulla scrivania e… si, con “L’ultima estate di Berlino” si raggiunge un momento di purissima felicità.

  • 8/10
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Riassumendo

Storia, sport e una voce inconfondibile: cosa volere di più?

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