Mia moglie insegna e – nonostante io immaginassi che fosse una tentazione irresistibile – in occasione delle interrogazioni non fa il “venga… venga.. venga….”, momento che ricordo bene scatenasse il terrore dell’intera classe producendo curiose forme di mimetismo studentesco all’ultimo banco (colore del viso coerente con la parete scrostata alle spalle) e di rilassata consapevolezza nelle prime posizioni (“mi chiami pure, io so TUTTO”).
Nella mia esistenza orientata al contrappasso dantesco e all’ingiustificata vendetta, fossi diventato professore di non-so-cosa avrei elevato il “venga… venga…” a una sorta di lunghissima lotteria alla rovescia, scrutando con occhio stalinista i banchi e prolungando l’agonia fino a far stabilire agli studenti nuovi record non omologabili di apnea. Non è andata così.
Con un certo disappunto, ho appreso questa mattina che mia moglie non utilizza neppure il “è intelligente ma non si applica”, frase che – nella mia immaginaria carriera da docente – mi sarei tatuato sull’avambraccio per esporla alla bisogna durante i colloqui con i genitori.
(tutto quello che ho scritto spiega perfettamente perché lei sia una insegnante assolutamente meravigliosa, ovviamente, e del perché la adorino tutti)
Ecco, l’ultimo romanzo di Palahniuk è “è intelligente ma non si applica”.
Ora, escluso l’indifendibile “Pigmeo”, ho sempre cercato di spendere parole di apprezzamento verso un autore che per un lungo periodo è stato fonte di divertimento e anche – esagero? – di pensiero, ma questa volta non ce la faccio proprio. Deve essere (anche) perché nei romanzi di Palahniuk ho sempre trovato una scintilla di purissima genialità, non sempre concretizzatasi in un incendio di vaste proporzioni ma sempre visibile a chilometri di distanza. In questo caso, escludendo le prime tre pagine che ricordano i cazzotti nello stomaco di “Invisible monsters” e “Survivor”, è mancata esattamente quella scintilla.
Il tema della dominazione maschile dell’universo, ucronica o distopica, è infinitamente meno avvincente che nei romanzi della Atwood; la presenza quasi nauseante di continuativi riferimenti sessuali fanno rimpiangere le pagine della grande letteratura erotica, e assicuro di non essere totalmente a digiuno sul tema; il lento trascinamento finale verso un finale piuttosto scontato non rende giustizia alla capacità narrativa di un sicuro protagonista della letteratura americana dei nostri anni.
Mi fermo qui, e mi posiziono in paziente attesa sulla riva del fiume: attendo sia il cadavere di “Beautiful you” che, con tutto il cuore, una scintillante e nuova prova all’altezza di “Fight Club” e “Soffocare”.
SCHEDA LIBRO
Autore: Chuck Palahniuk
Titolo: Beautiful you
Traduzione: G. Pannofino
Editore: Mondadori
Collana: Strade blu
Pagine: 246
ISBN: 978-8804652403
LINKOGRAFIA
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Il Fan site ufficiale
Una intervista all’autore sulla prosecuzione a fumetti di Fight Club (Wired.it)
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5/10
Riassumendo
Una buona idea (ma non troppo originale), una pessima esecuzione.