Riprendo, a colpevole distanza di tempo, il mio giro del mondo letterario in ordine alfabetico che – dopo la tappa africana in Eritrea – approda in Estonia con Il pazzo dello zar di Jaan Kross, caposaldo della letteratura baltica pubblicato nelle sempre splendide e riconoscibili edizioni di Iperborea.

Mi rendo conto che farsi catapultare nell’Estonia del 1800 potrebbe non sembrare il migliore dei suggerimenti possibili, e francamente non l’ho approcciato con un entusiasmo incontenibile: il romanzo è del 1978 e nel tempo ho imparato a diffidare di un certo tipo di letteratura storica che, in alcuni casi, finisce quasi per scimmiottare letteratura del XIX secolo nella trama e nel costrutto narrativo. Ottima lettura, invece.

Il romanzo si sviluppa immaginando il diario – ovviamente in prima persona – di Jacob, cognato di Timotheus von Bock, personaggio realmente esistito e divenuto, nel periodo in cui l’Estonia era sotto il giogo dell’URSS, simbolo di libertà perché oppositore (ma il rapporto, lo scoprirete, è più complesso) dello zar Alessandro nella Livonia dell’800.

E’ in qualche misura illuminante che la vicenda sia raccontata dal cognato e non in prima persona da Timo von Bock: nel suo racconto, Jacob dimostra infatti di non comprendere pienamente i comportamenti e le scelte del suo aristocratico parente acquisito. Non ne capisce fino in fondo la battaglia, pur condividendola sotto alcuni aspetti: nella narrazione troneggiano quindi dubbio, incertezza, incomprensione.

Il pazzo dello zar è però soprattutto un romanzo sulla dignità: sulla dignità del vivere secondo coscienza, nella trama del libro, e sulla dignità dello scrivere, se si considera quanto potesse essere di impatto nel 1978 un romanzo che – attraverso la metafora dello lotta per la libertà estone – parlava chiaramente a tutti dell’occupazione del regime sovietico, contemporaneo dell’autore.

SCHEDA LIBRO
Autore: Jaan Kross
Titolo: Il pazzo dello zar
Editore: Iperborea
Pagine: 433
ISBN: 978-8870914573

7.5/10

Riassumendo

Dopo nove anni di prigionia nella fortezza di Schlüsselburg, il barone Timo von Bock, dichiarato pazzo, viene confinato con la famiglia nei suoi possedimenti baltici, sotto la stretta sorveglianza di spie governative. Che crimine ha commesso questo brillante aristocratico e colonnello dell’Impero russo, ammirato da Goethe e amico intimo dello stesso zar Alessandro? 

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