Ho passato più o meno un mesetto (qualcosa in più) sull’infuocato andante: non è che abbia smesso di approvvigionarmi di pagine stampate, ovvaimente: per un lettore, smettere improvvisamente di leggere equivale a un insopportabile digiuno. Ma diciamo che le circostanze mi hanno costretto a un po’ di dieta…

A riportarmi sui binari è stato un romanzo selezionato qualche anno fa dalla lista dei 1001 libri da leggere. Come capita spesso, all’improvvisa folgorazione dovuta a una quarta di copertina o a una recensione letto è seguita l’attesa, perché nel frattempo spuntavano altre letture, usciva l’ultimo del tuo giallista di riferimento e bla bla bla. Ripescato dallo scaffale dei romanzi in stand by, Santa Evita – libro di Tomás Eloy Martinez a metà fra il romanzo storico e la fiction di alto livello – ha soddisfatto tutte le mie aspettative.

La copertina, semplice ma evocativa, dell’edizione SUR di Santa Evita

Santa Evita racconta naturalmente la storia di Evita Peron, ma lo fa con una scelta narrativa che inizialmente incuriosisce e poi fa pensare: parte infatti dalla sua fine, ma neppure dai mesi di malattia. Santa Evita racconta la storia di Evita attraverso le vicende delle sue spoglie dopo la morte, e sono vicende a un millimetro dall’incredibile.

Dalle cure dell’imbalsamatore dopo la morte, pianta in tutto il Sudamerica, alla riproduzione del corpo in molti esemplari (sempre più realistici) per sottrarlo a potenziali usurpatori; dai viaggi a cui la salma è stata sottoposto – finendo per un po’ per essere tumulata addirittura al Monumentale di Milano, naturalmente sotto falso nome – fino al terrore suscitato nei politici dalla possibile adorazione di un controverso simbolo popolare, la storia post-mortem di Evita si intreccia potentemente con quella dell’Argentina e della sua cultura, in un susseguirsi di colpi di scena che colpi di scena non sono, ma tali appaiono al lettore.

Martinez racconta perfettamente le contraddizioni di un paese, direi dell’anima di un paese: pudica eppure struggente, sentimentale e teatrale, devota ma in fondo superstiziosa. Il livello narrativa è altissimo, la scrittura potente e Santa Evita non mancherà di attaccarsi stile Millechiodi ai vostri pensieri.

8/10

Riassumendo

Un un lapidario giudizio di Marquez (“Ecco, finalmente, il libro che volevo leggere”).

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