Quando ho provato a calcolare gli anni trascorsi dalla mia prima lettura de Il Club Dumas sono saltato letteralmente sulla sedia. Poi mi sono messo a compitare numeri alzando le dita una alla volta, come un bambino di prima elementare a cui chiedi di sommare quattro più tre. Pollice, indice, medio e via dicendo e la risposta non è cambiata: quando ho letto per la prima volta questo bel romanzo di Pérez-Reverte, il ragazzo che la scorsa settimana ha votato per la prima volta aveva appena emesso il suo primo vagito.

Superate, a colpi di cucchiaiate di Nutella e rassicurazioni di MoglieRiccia, le evidenze sopra evidenziate, recupero la lucidità e confermo che Il Club Dumas è un’ottima lettura (e persino una bellissima rilettura).
Il protagonista è Lucas Corso, un “mercenario di libri da collezione”, un po’ bibliofilo e un po’ Philip Marlowe, incaricato da un collezionista dalla personalità borderline di svolgere un’indagine su Le Nove Porte Del Regno Delle Ombre di Aristide Torchia, testo demoniaco di cui sopravvivono solo tre copie dopo che il loro autore (e la quasi totalità delle copie) è stato bruciato sul rogo dalla Santa Inquisizione. Parallelamente, con un incarico non retribuito Corso si preoccupa anche di attestare l’originalità di un capitolo manoscritto de I tre moschettieri capitato tra le mani del suo più caro amico, il libraio Flavio La Ponte. Ed in effetti è proprio questa seconda indagine a dettare i tempi del romanzo di Pérez-Reverte (oltre a stimolarne il titolo), in un continuo rimando che coinvolge gli stessi personaggi, disegnati dall’autore spagnolo con riferimenti evidenti ai protagonisti ideati dall’illustre predecessore francese persino in alcune caratteristiche fisiche (tatuaggi, cicatrici e via dicendo).
Il risultato è un romanzo appassionante, una sorta di thriller colto che occhieggia un po’ all’ottimo cinema e un po’ ad Umberto Eco, senza raggiungerne le vette culturali e guadagnandoci quindi in leggibilità. (disclaimer: Il pendolo di Foucalt è probabilmente il mio romanzo preferito di tutti i tempi, per cui non venite a rompermi i maroni con Eh ma Eco è un’altra cosa. Lo so.). Ha inaugurato una mia passione perez-revertiana che si è consolidata con alcuni lavori che ho trovato magnifici (Il pittore di battaglie su tutti, o il geniale L’ombra dell’aquila), che non ha mai coinvolto la saga di Alatriste ma tutto il resto sì, pagina dopo pagina. Il Club Dumas è un’ottimo punto di partenza per la scoperta di un autore che vi deve avvincere, o vi tolgo il saluto.
Le citazioni:
“Da tempo ormai il suo atteggiamento nei confronti dell’inatteso si riduceva allo spassionato fatalismo di chi aspetta che la vita faccia il passo successivo”
“«Non mi piacciono i regali» mormorò Corso, cupo. «Una volta dei tipi accettarono un certo cavallo di legno. Artigianato acheo, c’era scritto sull’etichetta. Che idioti.»”
SCHEDA LIBRO
Autore: Arturo Perez-Reverte
Titolo: Il Club Dumas
Traduzione: I. Carmignani
Editore: Rizzoli
Collana: Vintage
Anno di pubblicazione: 1993
Pagine: 382
ISBN: 978-8817070874
Prezzo (Amazon.it, 15% sconto): cartaceo copertina flessibile: € 10,20; eBook: € 7,99
PROGETTI
1001 libri da leggere – qui la lista completa
N. 869 – Il Club Dumas di Arturo Perez-Reverte
Letti: 95; Da leggere: 906
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8.5/10
Riassumendo
Intrigante, appassionante, persino un po’ colto. Consigliato ampiamente.