The operator, biografia di Robert O’Neill, soldato del SEAL Team Six che sarebbe l’autore materiale dello sparo (o della coppia di spari) che fulminarono Bin Laden, inizia con il racconto dell’adolescenza dell’autore, della sua dedizione al basket e (soprattutto) alla caccia e del processo di reclutamento che lo portò – quasi per caso – a intraprendere la sua carriera in Marina. Più della metà del libro è poi dedicata alla selezione, ovviamente durissima, che lo ha portato a diventare un operatore di una delle Forze Speciali più famose del globo. Un processo di selezione durissima, che di norma scarta più dell’80% di coloro che vi si presentano, inclusi molti militari e non soltanto, quindi, post-adolescenti attirati dalla fama dei SEAL e delle loro leggendarie vicende.

the operator

Il racconto è certamente intrigante e non mancano certo aneddoti e “dietro le quinte” ma, ammettiamolo, il lettore si aspetta –
fin dalla copertina – qualcosa in più: la narrazione delle settimane di addestramento affascina e colpisce, ma suona come una (forse troppo) lunga introduzione al momento che attendiamo voltando pagina compulsivamente: arrivare alla notte tra l’1 e il 2 maggio del 2011.

La tesi proclamata da O’Neill è quella emersa da sue interviste precedenti alla pubblicazione: dopo aver raccontato la tensione per l’ingresso nello spazio aereo pakistano e i problemi aerodinamici che costrinsero uno dei due elicotteri a un atterraggio di emergenza (applauso al pilota), O’Neill dettaglia lo svolgersi dell’operazione e – soprattutto – quei secondi finali in cui – liberato nella visuale da un compagno che si era gettato su due donne temendo indossassero delle cinture esplosive – colpisce per due volte alla testa Bin Laden, che svettava di diversi centimetri rispetto al corpo di (un’altra) moglie presa forse come scudo umano. Un altro Navy SEAL che partecipò a Lancia di Nettuno (Matt Bissonnette) ha raccontato invece una versione leggermente diversa, sostenendo che un gruppo formato da Bissonnette, O’Neill e “The point man” (un SEAL rimasto anonimo) salì al terzo piano del compound in cui era nascosto il terrorista più ricercato del mondo e che fu the point man a colpirlo per primo con un colpo non mortale, mentre il “lavoro” fu terminato dai tre mentre Bin Laden cadeva a terra.

osama bin laden dead

A prescindere da quello che posso credere io di quella operazione (e francamente il colpo multiplo mi pare un po’ comodo narrativamente, così come faccio fatica a mettere insieme “colpo non mortale” con la specializzazione di un SEAL…), il racconto di O’Neill diventa interessante anche nella sua fase successiva: similmente a quanto accaduto al SEAL autore del colpo che sancì la liberazione del capitano Phillips, sequestrato da pirati somali, O’Neill racconta un lento e graduale allontanamento da quella fratellanza che aveva contraddistinto il suo percorso nelle SF.

Per gli appassionati, The operator è un testo certamente godibile. Forse non eccezionale, ma godibile.

SCHEDA LIBRO
Autore: Robert O’Neill
Titolo: The operator. Il colpo che uccise Osana bin Laden e i miei anni con i Navy SEAL
Traduzione: G. Pannofino
Editore: Mondadori
Collana: Soggettive
Pubblicazione: ottobre 2017
Pagine: 408
ISBN: 978-8804681939
Prezzo (Amazon.it, 15% sconto): cartaceo copertina rigida: € 18,70; eBook: € 10,99

LINKOGRAFIA
Il racconto dell’uccisione di Osama Bin Laden (inglese, fonte Esquire.com)
Intervista a Robert O’Neill (video, inglese, fonte Fox News)

  • 7.5/10
    - 7.5/10
7.5/10

Riassunto

Dal durissimo addestramento culminante nella Settimana Infernale alla missione militare Lancia di Nettuno in Pakistan. Affascinante.

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