Giuro, io a volte non capisco. Sarà che non ho mai amato eccessivamente i flussi di coscienza, sarà che l’autobiografico protagonista è simpatico come una chiamata da un call center mentre sei sotto la doccia, sarà che l’idea che un artista debba per forza essere maledetto (e ovviamente indigente) ha smesso di affascinarmi circa ventitré anni fa, ma come Tropico del Cancro possa essere considerato un capolavoro della moderna letteratura sfugge alla mia limitata comprensione.

tropico-del-cancro-miller

Al termine della lettura di queste (faticosissime) 272 pagine mi rimangono:

– una serie di descrizioni di locali infimi, alberghi cimiciosi, tuguri travestiti da locande che avrebbero fatto passare la voglia di viaggiare pure a Magellano;

– l’impressione di una continuativa ripetitività delle vicende che , oltre a scadere in una volgarità noiosa, denota una pochezza narrativa al limite del sopportabile: nessun cambio di ritmo, nessuna svolta, in fondo in fondo semplicemente nessuna storia;

– la percezione di un atteggiamento verso la Vita all’esatto opposto di quello in cui cerco di tramutare le mie giornate: una realtà descritta come priva di senso, senza un traguardo, un istante di bellezza, un attimo di respiro;

– una serie di frasi che dimostrano la grandezza di uno scrittore ma anche la sua capacità di giocare a nascondino, celando l’indubbia capacità e un pizzico di genialità dietro un muro fatto di inutilità esistenziale:

“Sul meridiano del tempo non c’è ingiustizia; c’è soltanto la poesia del movimento, che crea l’illusione della verità e del dramma.”

Nelle sue prime pagine, Miller afferma che:

“Tutto quel che era letteratura, mi è cascata di dosso. Non ci sono più libri da scrivere, grazie a Dio.
E questo allora? Questo non è un libro. È libello, calunnia, diffamazione. Ma non è un libro, nel senso usuale della parola. No, questo è un insulto prolungato, uno scaracchio in faccia all’Arte, un calcio alla Divinità, all’Uomo, al Destino, al Tempo, all’Amore, alla Bellezza… a quel che vi pare.”

Forse sarebbe valsa la pena di fermarmi a questa dichiarazione programmatica, prendendola sul serio.

SCHEDA LIBRO
Autore: Henry Miller
Titolo: Tropico del Cancro
Traduzione: Luciano Bianciardi
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale economica
Pagine: 272
ISBN: 978-8807881374
Prezzo (Amazon.it, -15%): cartaceo copertina flessibile €8,08, ebook € 5,99

LINKOGRAFIA
La (scarna) pagina Wikipedia dedicata al romanzo
Intervista ad Arthur Hoyle, biografo di Henry Miller (Fonte: Minimaetmoralia.it)

PROGETTI
1001 libri da leggere: l’elenco e le mie recensioni

  • 5/10
    - 5/10
5/10

Riassumendo

Sfiancante.

5 pensiero su “Recensione Tropico del Cancro di Henry Miller”
  1. Beh,sig. D’Agostino,le confesso che ‘non la capisco’ ,a mia volta, come lei non capisce Henry Miller . Accade. E’ la vita o siamo noi che non ci comprendiamo.Credo che chi,_scusi_come lei arriva a questa conclusione (superficiale e non meditata,suppongo_è sempre e spesso così),non possa mai afferrare che cosa è uno scrittore,un poeta,un pittore,un artista insomma! E difat-ti lei è solo un lettore _impaurito_che ha bisogno di essere rassicurato e non regge a questa sequela di scrittori che disturbano la quiete e mettono sosttosopra questo ns.universo:ossia: Poe,Baudelaire,Lautréamont,Rimbaud,Verlaine,Mallarmé,Whitman,Kafka,Joyce,Frost,Montale,Lorca, Bukowski, nonchè Cézanne,Van Gogh,Modigliani,e così via (per citarne solo alcuni,molto simili fra loro peraltro)che non potranno mai rassicurarla. A lei serve ‘il comfort’_che Rimbaud ‘odiava’e che anche Miller condivideva nel dispregio,la informo nel caso le fosse sfuggito_ per cui deve leggere cose leggere e d’evasione ,favolette, libercoli, romanzi d’appendice, leggerezza che non affondano ma appena accennati,bolle di sapone che ondeggiano nell’aria e che scoppiano al primo soffio di vento. Voilà.E fa bene a dirlo. L’artenon è per lei.Quella suprema beninteso e che fa fare un salto di qualità all’anima.Tanto il materialismo è quel che conta.Oggi. Quelli citati_compreso henry Miller_appartengono al passato,non materialisti-co di questo XXI secolo,oramai. La saluto e viva bene,leggermente.

    1. La ringrazio per gli innumerevoli spunti di riflessione: indicano una serie di certezze, sulla vita e sulla letteratura, che non sono nelle mie corde. La diversità è sempre un valore, fa piacere incontrare (anche solo virtualmente) qualcuno capace di dare così rapidamente la patente di lettore impaurito, superficiale, incapace di comprendere l’arte. Un giudizio certamente profondo, a differenza delle mie (poche) righe sull’incompreso capolavoro di Henry Miller.

      La mia è una forma di invidia, glielo assicuro: nella mia inconsistenza, non riuscirei mai a scrivere a qualcuno “Lei deve leggere cose leggere e d’evasione ,favolette, libercoli, romanzi d’appendice, leggerezza che non affondano ma appena accennati”. Al massimo, e sforzandomi fino a diventare rosso, riesco a consigliare al mio prossimo di leggere qualcosa che a me è piaciuto, colpito, emozionato. Sono un essere semplice, grato per un pollice opponibile non del tutto meritato.

      Viva bene anche Lei, leggermente o meno. Questo, detto con sincerità e senza ironia.

  2. Salve D’Agostino,

    vagabondavo, cercavo giusto la citazione di Miller che lei riporta. Ho letto con interesse ciò che lei scrive. Tuttavia mi sfugge il senso di questa frase: “una realtà descritta come prima di senso, senza un traguardo, un istante di bellezza, un attimo di respiro”.

  3. Grazie della segnalazione: era “priva” (non prima), classico errore di stOmpa 🙂

  4. Ottimo libro, senza trama e con tanta vita. Consigliato a chi ama “i flussi di coscienza”.

Rispondi